La penna degli Altri 21/10/2010 10:26

Wall street Roma. Da Spalletti a Ranieri, spettacolo e disastri

Spalletti e Ranieri Il primo è un maestro di calcio, il secondo un allenatore esperto. Spalletti insegnava e inventava: il e centravanti le sue idee migliori. Spalletti è stato bravissimo nelle due prime stagioni romane, poi, quando ha cominciato a sentirsi fenomenoe a vedere ombre dappertutto è nato un altro Spalletti: lunatico, irascibile, quasi insopportabile. I giocatori l’hanno seguito fino allo scudetto sfiorato nel 2008. Il viaggio a Parigi, per incontrare in gran segreto gli emissari del Chelsea, gli fece perdere stima e affetto: molti calciatori vissero quell’episodio come un tradimento. Spalletti è rimasto fino a quando non ha avuto la certezza di intascare il contrattone da 4 milioni di euro l’anno con il San Pietroburgo, altrimenti, chissà quanto sarebbe durata l’agonia. Ranieri è di altra pasta. Non è un inventore di calcio: è un gestore. Nonha grandi intuizioni, mapossiede il guizzo dell’esperienza. È meno ruvido nei rapporti rispetto al predecessore, ma anche lui, nel tritacarne mediatico romano, sta cominciando a perdere la bussola.

Dal punto di vista tecnico Ranieri e Spalletti sbagliano talvolta i cambi: Mourinho, al confronto, è davvero di un altro pianeta. La squadra ha seguito Ranieri fino a quest’estate. Le sconfitte hanno cambiato qualcosa: anche Ranieri, ma per motivi più banali, ha perso prestigio e autorità. Spalletti ha studiato il calcio di Zeman e le sue squadre hanno sempre segnato molto e difeso a fatica. La Roma di Spalletti ha avuto amnesie memorabili: l’1-7 di Manchester, i derby persi 0-3 e 2-4 con la Lazio. La difesa di Spalletti non è mai aggressiva: brava a far ripartire l’azione, lacunosa nell’uno contro uno e nelle situazioni di calcio da fermo. Ranieri ha una cultura più datata. È sicuramente più difensivista: la sua riscossa, un anno fa, partì proprio dalla retroguardia. Ma la Roma attuale sta affondando proprio in difesa: 21 gol incassati in 11 gare. I giocatori, a parte il — ieri Doni, oggi Julio Sergio — sono gli stessi di un anno fa: è un problemaanche e soprattutto di uomini. Spalletti aveva trovato la quadratura del cerchio nel : costretto a inventare qualcosa di nuovo, perse la bussola. Ranieri, che ha dato il meglio di sé nel spallettiano, ha scelto il 4-4-2, ma in una squadra povera di esterni d’attacco — solo uno, Taddei — è una decisione che fa discutere.

Il rapporto con l’ambiente Ranieri ha un vantaggio rispetto a Spalletti: è romano. Maè un romano emigrante, che ha girato il mondo per 34 anni prima di tornare a casa in pianta stabile: la Roma di oggi è ben diversa rispetto a quella della sua gioventù. Spalletti aveva conquistato il cuore della gente, ma gli atteggiamenti da «furbetto» gli avevano fatto calare, nella coda della sua avventura, i consensi. I rapporti interni Spalletti ha cercato di fare gruppo con Pradè e Bruno Conti. Ranieri è più distaccato e l’arrivo di Montali ha complicato la situazione. Montali è stato chiamato per ricoprire la carica di , ma di fronte alle resistenze interne Rosella Sensi non ha avuto il coraggio di fare la nomina ufficiale. Morale: la dirigenza della Roma è spaccata in due. Da una parte Montali, dall’altra la vecchia guardia. Società debole Spalletti ha dovuto lottare contro l’Inter dello spendaccione Moratti: una lotta impari. Ranieri però sta peggio: il club è in vendita e il futuro è un’incognita. Il suo contratto è in scadenza e anche questa situazione d’incertezza pesa in modo negativo.