La penna degli Altri 08/10/2010 11:34
"Totti-Borriello coppia possibile"
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Totti e Borriello possono giocare assieme? Non è meglio lasciare fuori il capitano e mandare in campo giocatori più agili e freschi? Perché non schierare più punte? Sono queste la domande che in molti hanno sollevato nelle ultime settimane. Quesiti che abbiamo rigirato a Carlo Mazzone. Fra il divertito e lincredulo, lex tecnico giallorosso, non si è fatto sfuggire loccasione per bacchettare, bonariamente, un sistema calcio che sta perdendo lidentità che laveva contraddistinto positivamente fino a poco tempo fa: «Per quale motivo Totti e Borriello non possono coesistere? Mi sembra unassurdità. Quando allenavo il Brescia, avevo Toni come prima punta e Baggio spostato qualche metro più indietro. Al Bologna stesso discorso: Andersson terminale offensivo e Signori che gli girava intorno. Francesco (Totti, ndr) può ricoprire, indistintamente, qualsiasi ruolo: trequartista, prima o seconda punta. I calciatori forti devono giocare sempre ». Per il sor Carletto, i fuoriclasse non devono restare imbrigliati nellottusità degli schemi ma avere la più completa libertà dazione: «Quando allenavo la Roma, Totti nasceva come seconda punta. Poi è ovvio che bisogna adeguarsi alle esigenze della partita e degli avversari. Ci sono state volte in cui lo schieravo come esterno alto a sinistra e altre in cui accorciava sulla linea dei centrocampistiper far salire la squadra. Poteva stare largo per tentare il dribbling o la conclusione in porta ma sempre nella più completa autonomia di comportamento».
Il pensiero, seppur senza fare inutili paragoni, vola a Roberto Baggio. Un altro fenomeno che Mazzone ha avuto la fortuna di avere in rosa: «Ovvio che Francesco (Totti, ndr) non abbia la stessa continuità di dieci anni fa, ma da un giocatore così importante servono le giocate e non le prestazioni. Ho allenato Baggio alla sua stessa età e con un problema al ginocchio che ancora si porta dietro. Sono due talenti quasi simili ai quali va data una libertà tattica assoluta. Libertà di fare quello che gli pare. Ricordo che a Baggio dicevo che se fosse voluto rientrare nel cerchio del centrocampo mi avrebbe fatto piacere, ma se non ci fosse venuto sarei stato contento lo stesso». Purtroppo i risultati non sempre arrivano grazie alla bontà delle prestazioni o alla bravura dei singoli, la componente "sorte" assume spesso un ruolo determinante: «Ultimamente si sta andando troppo sulla tattica per creare polemiche o alimentare i commenti del post gara. Cerchiamo sempre qualcosa che non esiste e si finisce per fare confusione. Questo è un gioco che oltre alla bravura bisogna anche essere fortunati. Un incontro viene deciso da un tiro che prende il palo ed entra o esce. Il calcio si gioca in tanti modi, bisogna adeguarsi alla rosa e alle ambizioni della società. Lallenatore bravo è colui che fa rendere al massimo la potenzialità dei propri ragazzi».
La Roma, si sa, ha un parco attaccanti di tutto rispetto, probabilmente fra i migliori in Europa. Mazzone, pur non volendo entrare nel merito del lavoro di Ranieri, per rispetto verso un collega e un suo ex giocatore ai tempi di Catanzaro, riporta alla mente lannata in cui sedeva sulla panchina del Bologna. Una squadra che faceva del 4-2-4 la base di partenza: «A centrocampo avevo due mediani molto forti fisicamente, Ingesson e Marocchi, in avanti, invece, potevo contare su Nervo, Fontolan, Signori e Andersson. Ogni gruppo vive di equilibri e dipende tutto dal tecnico capire come sia meglio predisporre la squadra in campo».