La penna degli Altri 04/10/2010 11:50

Tifosi napoletani come i leghisti «SPQR? Noi siamo d’accordo»

La colonna sonora del riscaldamento del è piuttosto variegata: si parte da Gigi D’Alessio per arrivare alle musiche di Rocky, passando per Life is Life e Shakira. E’ proprio sulle note della canzone degli Opus che entra in campo la Roma, sommersa dai fischi del San Paolo. In quello che sarebbe l’equivalente di quello spicchio di attaccato alla Monte Mario c’è però chi canta. E sistema sciarpe e striscioni. Anche a c’è una piccola rappresentanza giallorossa. Ingresso 24, si riescono a contare i 27 tifosi che, grazie alla Tessera del tifoso, hanno avuto libero accesso allo stadio. Matteo, 17 anni «tra una settimana 18» dispone con cura lo striscione dell’Airc e, subito dopo, il suo personale. C’è scritto: “Dio perdona, Vucinic no”.

Nel frastuono generale (gli artoparlanti regalano anche la “chicca” di “Tu vuoi fa’ l’americano”) racconta: «Sono partito con altri tre amici, siamo in quattro in macchina e l’Airc ha affidato a noi lo striscione. Il viaggio è stato tranquillo, anche perché una persona che conoscevo mi ha dato delle dritte su come fare per evitare problemi». E infatti tutto è filato via liscio senza problemi: «Sì, io sono vestito coi colori della Roma e nessuno mi ha fatto storie. Anche gli steward sono stati gentilissimi, meno male». A pochi metri da lui c’è un altro ragazzo, David, concentrato sul riscaldamento della squadra. L’idea della difesa a tre non lo convince. Anche lui è giovanissimo, è diventato maggiorenne da qualche mese, e ha deciso di fare la Tessera solo «per avere la possibilità di andare in trasferta. Del gruppo con cui sono cresciuto nessuno l’ha fatta ed è una scelta rispettabile. Io però finché so’ giovane e non lavoro voglio seguire la Roma».

Termina il riscaldamento, le squadre entrano in campo. Compaiono striscioni contro e la sua famiglia, solo uno riferibile: “, per gioca’ metti la password”, il resto è solo una sequenza ininterrotta di insulti contro la Capitale e i suoi abitanti. I pochi tifosi della Roma provano a farsi sentire, Cassetti li guarda e sorride, ma il San Paolo è una bolgia dove è difficile ascoltare anche chi ti sta accanto. Tra primo e secondo tempo cambia poco, appena la Roma tocca palla piovono fischi su fischi, con il e presi di mira più di tutti gli altri. In tribuna c’è anche il vincitore dell’ultima edizione del Grande Fratello, Mauro, che applaude una giocata di . E si becca, pure lui, insulti dai suoi vicini di posto. Ma non è nulla in confronto a quello che succede quando segna il : lo stadio esplode, ci sono quattro minuti di cori ininterrotti, tra un insulto e l’altro. Ovviamente sempre a . Finisce nel delirio generale, con gli olè del pubblico e O’ surdato innamorato dagli altoparlanti. Come dice David: «Non ce poteva esse finale peggiore. Che brutte cose che abbiamo visto. E ancora non so la classifica...».