L'uscita dal campo di Totti ha meravigliato qualcuno degli osservatori, evidente mente convinti dell'immorta lità del capitano della Roma. Ma Totti ha dimostrato che ama la Roma molto più di chi la sta a guardare. L'usci ta dal campo di Vucinic ha invece meravigliato un po' tutti. Il montenegrino era sta to il più incisivo degli attac canti, operando con spirito di sacrificio anche in fase di contenimento. E nessuno ci può impedire di immaginare che cosa sarebbe successo se, invece che Baptista, fosse stato il protagonista del con tropiede finale che poteva dare la vittoria alla Roma. Continua intanto il silenzio stampa che non è certo il mezzo migliore per mettere fine a tante irritanti favole false, smentite persino dai protagonisti nei casi di Leo nardo e di Zeman; anche se il silenzio servisse a denuncia re un giornalismo fatto più di illazioni che di notizie, che interroga più gli oroscopi che i diretti interessati. Sul piano agonistico si è rivista una squadra capace di lottare e questo, insieme alla ritrovata solidità difensiva è forse la notizia migliore. La Roma ha bisogno di vitalità per tirarsi fuori dalle sabbie mobili, co me tutti continuano a prono sticare, non avendo il corag gio di predicare qualcosa di diverso dal lieto fine. Ma per guadagnarselo ci vuole altro che i buoni auspici. Ci vuole qualcosa che sa di sudore e di sacrificio.