La penna degli Altri 01/10/2010 11:52
Roma alla sbarra
Tutte le regole sono saltate e le leggi non vengono quasi mai rispettate. Però se ne fanno di nuove, su misura, per compiacere Tizio o Caio, per consentire loro di aggirare le leggi già esistenti. Tutto o quasi è andato a scatafascio e si parla da mesi di etica a proposito di case a Montecarlo ufficialmente vendute ma poi girate a parenti, e di escort e nottate peccaminose del presidente del consiglio. Intere campagne di stampa sui diritti democratici di Michele Santoro tengono banco sui quotidiani, mentre della crescente e drammatica disoccupazione, non solo giovanile, se ne fa polvere da nascondere sotto il tappeto.
Però poi ci si irrigidisce sulle questioni di principio. Però poi si vuol far vedere pubblicamente che chi sbaglia paga. Prendiamo ad esempio quello schifoso arbitraggio di Brescia-Roma, perchè è li che stiamo andando a parare, chiaramente, e cerchiamo di capire i meccanismi del sistema. La direzione di gara è stata scandalosa, vergognosa, e chiaramente viziata da incompetenza. La stessa classe arbitrale il giorno dopo, ai massimi livelli, ha chiesto scusa e ha parlato di errori grossolani e di comprensibile irritazione dei dirigenti della Roma. Ventilando inoltre la sospensione della giacchetta nera (ora anche quella cambia colore a ogni piè sospinto) Carmine Russo.
E di ieri la notizia che ad essere deferiti per il comportamento avuto e le frasi pronunciate dopo la trasferta giallorossa (che ci è costata 3 punti immeritatamente lasciati sul tavolo del campionato) sono stati la Roma e il suo presidente Rosella Sensi. La colpa? Aver parlato di ciecità arbitrale e di incompetenza.
Noi allora parlammo di Complotto ai danni della nostra squadra e della nostra società. E lo ribadiamo. Una società che si sa far valere e una squadra che lotta per il primo posto fa paura e crea fastidio nei piani settentrionali dellItalia. Oggi, invece che prendere atto di un non fallo scambiato per fallo, di un rigore dato pur non essendo avvenuto lepisodio allinterno dellarea di rigore, e di almeno tre episodi da penalty secondo il regolamento a favore di Totti e compagni, il sistema deferisce la Sensi.
Le scuse della classe arbitrale? Oramai un ricordo lontano. Strana storia questa delle scuse. Dovremmo suggerire alla Sensi di darle subito, più che di esigerle. Ma non siamo del Nord. Noi alle parole attribuiamo un senso. Non le gettiamo così a caso tanto per non saper che fare. Se diciamo una cosa vuol dire che la pensiamo. E se la pensiamo la diciamo. Semplice. Non cè da frignare il giorno dopo e chiedere scusa. Magari per convenienza. Magari per demenza.
Ma il paese non è più abituato a questi comportamenti. E alla deriva. Sbattuto sugli scogli da chi un giorno urla che vuole andare alle elezioni, e il giorno dopo si rimangia il desiderio. O da chi pone la fiducia in Parlamento solo quando sa che non avrà sorprese. La fiducia è una cosa seria. Non ci si gioca sopra, non ci si specula intorno. Prendete quella che Bossi si è costruito nel paese a botte di "celodurismo", "fucili da tirar fuori" e reni da spezzare alla Grecia come ai tempi dei balconi fascisti. Il partito democratico voleva sfiduciarlo per quella frase sui romani porci (S.P.Q.R.) e Alemanno ha strillato con Berlusconi per loffesa leghista alla città eterna. E bastato che Bossi, a mezza bocca, chiedesse scusa della battuta, e tutti si sono tirati indietro. Alemanno ha chiesto un incontro in municipio con Bossi e Tremonti (per far che?) e i pronipoti di Berlinguer hanno ritirato la mozione di sfiducia a Bossi.
Restano solo i romanisti dunque con la schiena dritta. Bene i romanisti ripetono quello che ha detto Totti.
Venga allOlimpico, venga in Curva Sud lUmberto, la chieda lì scusa ai romani, se ha le palle. Tanto non gli accadrebbe nulla di spiacevole: il suo ministro leghista ha già tolto i tifosi da quelle gradinate.