La penna degli Altri 11/10/2010 09:49

Mazzone: «Che emozioni col capitano»

romanista. È successo ieri a Max Biaggi, fresco vincitore del titolo mondiale superbike e grande tifoso giallorosso da sempre. «È sempre una semi-sofferenza vedere la Roma quest’anno», ha ammesso ai microfoni di Sky. «Ranieri, pur essendo un bravo allenatore, ha fatto quello che ha fatto Spalletti, cioè una grande striscia positiva e poi una crisi. Allora mi chiedo: il problema è l’allenatore che non sa motivare oppure la squadra?» Di Roma e in particolare di , ha parlato anche una delle figure storiche dell’universo giallorosso. Nella giornata dedicata ai numeri dieci del calcio, non poteva mancare l’intervento del tecnico che ha allenato due fra i più grandi di sempre. Carlo Mazzone, nella sua lunga esperienza in panchina, ha avuto a che fare con un giovanissimo e con un Roberto Baggio a fine carriera ma ancora decisivo. «I miei numeri dieci? Non voglio fare torto a nessuno. Ho allenato Baggio, , Antognoni, Giannini, Pirlo, Nakata, Vargas e chiedo scusa se ho dimenticato qualcuno. Oggi mi piace molto Snejider, è bravo nel rifinire le azioni, si sa smarcare benissimo. Sa vedere lo spazio per il compagno e poi vede la porta». A Roma è ormai leggenda quel «a regazzi’, vatte a fa’ la doccia», urlato a un diciottenne, alle prese con la sua prima conferenza stampa. Ma qual è l’aneddoto legato a un numero dieci cui Mazzone è particolarmente affezionato? «Non saprei proprio, sono legato ai miei numeri dieci, ho dei ricordi bellissimi anche extracalcistici, nella vita privata. Io ho sempre cercato di allenare l’uomo, non il giocatore. l’ho avuto da ragazzetto e con lui ho avuto emozioni di vita differenti da quelle che ho avuto con Baggio, che ho allenato a 33 anni quando il calcio italiano lo aveva emarginato». Uno che non ha mai avuto nelle sue squadre è Antonio Cassano, attuale numero dieci della Nazionale. «È doveroso in ogni partita tirare in porta e rifinire l’azione. Bisogna mettere in condizione l’attaccante di tirare e di andare in gol. Nell’ultima partita, Cassano non è stato determinante in questo senso».

Nel calcio moderno, c’è ancora spazio per in numeri dieci classici, o il ruolo non è piuttosto destinato a trasformarsi? «Il calcio è strano. Prima non si poteva giocare senza il trequartista, ora pare che sia un peso. Invece è sempre un giocatore importante per una squadra, specie quando si arriva ai trenta metri finali e bisogna rifinire l’azione. Sennò andiamo sempre sugli esterni a fare il cross».