La penna degli Altri 21/10/2010 10:12

I perché di un crollo

, in campo una squadra che per trentasei partite era stata la più brava, facendo più punti di tutti, Mourinho tricolore compreso. E’ vero, nessuno, diciamo nessuno, poteva immaginare una Ro ma così neppure il 31 agosto scorso, chiusura del mercato, un Borriello in più che andava ad aggiungersi ad Adriano, Simplicio, Castellini, Lo bont, Rosi, Nicolas e Guillermo Bur disso senza che, finalmente, fosse partito un nome che fosse uno. E’ ve ro tutto questo, ma è vera pure la Roma che abbiamo visto in campo in queste prime undici partite ufficiali: irriconosci bile. Come si è arrivati a una situazione del genere? E si poteva, allora, avere an che un minimo dubbio? Noi diciamo di sì.

NODI - Per una serie di motivi: un gruppo con una età media notevole e che da an ni è sempre lo stesso; la costruzione di una squadra pensando agli effetti specia li piuttosto che agli equilibri; la sopravva lutazione di quello che era stato; una pre parazione atletica che si sta rivelando de ficitaria ed è inutile ci dicano che non è vero, Marco Borriello che l’ha fatta con il Milan, è lì a dimostrarlo; una situazione societaria che è quella che è non da oggi, ma da anni; una inconsapevole metabo lizzazione di un’impossibilità a vincere.

PRIMO ALLARME - Se a Trigoria qualcuno avesse avuto voglia di ascoltare, il cam panello, anzi il campanone d’allarme, per primo lo aveva suonato Luciano Spallet ti nella sua ultima estate da tecnico ro manista, «questa è una Roma che ha da to tantissimo, ora però serve una rinfre scata, una ringiovanita, una rivernicia ta » . Inascoltato, anche perché da troppi anni a Trigoria si guarda allo stretto pre sente, senza mai provare a costruire un futuro. Prima o dopo, soprattutto in una società che da un’eternità si autofinan zia, quindi con i soldi, tut ti, dei tifosi, una politica di questo genere non può che portare a doversi con­frontare con problemi molto gravi.

SECONDO ALLARME - Se a Trigoria qualcuno avesse avuto voglia di ascoltare, un altro campanello d’allarme lo aveva lanciato l’estate scorsa, pure Claudio Ra nieri quando disse a proposito delle ope razioni di mercato, «io ho chiesto soltan to Nicolas Burdisso» che peraltro non era ancora tornato. L’altra faccia della meda glia di una dichiarazione di questo tipo è che di tutti gli altri che sono arrivati, po teva farne anche a meno. Perché forse, anzi certamente, almeno un paio di ester ni di ruolo, veri, di corsa, li avrebbe gra diti di più.

PROSPETTIVE - Se a Trigoria e a Villa Pa celli qualcuno avesse avuto voglia di ascoltare, avrebbe capito con un minimo d’anticipo che non si po teva continuare a vivere alla giornata pensando al proprio orticello piutto sto che alla Roma. Forse oggi ci sarebbe una Ro ma meno forte, ma con una prospettiva, futuribi le, destinata a crescere e maturare, chissà anche a vincere. Perché poi quella attuale, anche per colpe non solo sue, di fatto non ha vinto e dire di essere soddisfatti di sei se condi posti negli ultimi dieci anni, è solo parlare da perdenti.

Se a Trigoria qualcuno avesse capito che questo gruppo, straordinario per quello che ha fatto, è però anche un grup po che incosapevolmente può aver meta­bolizzato che non può vincere, la delusio ne di Catania, quella di Verona, un muro chiamato Inter e non solo, forse si sareb bero fatte delle scelte diverse e non si sa rebbe andati avanti per inerzia, senza il coraggio di avere idee.

FUTURO - Se a Trigoria qualcuno avesse capito che quello accaduto nella stagione passata, quindici punti recuperati all’In ter arrivando fino in testa alla classifica, poteva essere più l’eccezione che la rego la rappresentando il canto del cigno di un gruppo di fronte al quale peraltro bi sogna togliersi soltanto il cappello, ma sempre lo stesso, che da anni sta andan do avanti al ritmo di oltre cinquanta par tite a stagione, forse qualcosa di meglio si poteva fare.

Il nostro augurio è che tra qualche me se qualcuno ci possa prendere in giro per quello che abbiamo scritto. Pensando al la Roma, non al nostro orticello.