La penna degli Altri 13/10/2010 09:43

De Rossi, più sì che no Prandelli: «Fenomeno»

In società sono ottimisti. Oggi, comunque, è previsto un test sul campo.

 

Qualora Capitan Futuro dovesse sentire dolore calcando l’erba di casa, oppure se gli accertamenti di domani - si parla di un’ecografia - evidenziassero una problematica di diverso tipo, i piani cambierebbero. E Ranieri sarebbe costretto a tenerlo a riposo. Un’eventualità, questa, che a Trigoria non vogliono neanche prendere in considerazione. E non solo perché è un giocatore indispensabile anche per Ranieri oltre che per Prandelli. No, il fatto è che la partita con il ha un significato particolare per Daniele. Il 5 aprile 2008 è una data che Capitan Futuro ricorda bene. La Roma di Spalletti sta dando la caccia alla l’Inter di Mancini. Quella degli aiutini. Quella che alla fine conquisterà lo scudetto scippandolo alla Roma. Ma questa è un’altra storia. Anzi, è la conclusione amara della storia. Di cui Roma- è un importantissimo capitolo. Quel giorno all’Olimpico non ci sono risultati possibili diversi dalla vittoria. La Roma deve vincere se vuole restare aggrappata al treno nerazzurro. Dopo diciassette minuti, andiamo sul 2-0: prima Taddei, poi Vucinic con uno di quei gol che narrerà ai nipotini. Un sinistro da fuori area che lascia basito Rubinho. Pare fatta. È fatta. Anzi, no. Nel secondo un uno-due micidiale del (Rossi-Leon) riporta la partita in parità. Pare finita. È finita. Anzi, no. La Roma ha uno scatto d’orgoglio che non t’aspetteresti. In piena area, lato Tevere, Taddei tenta di seminare un certo Borriello (toh!). Marco lo stende. È rigore. È strarigore. non c’è, si carica sulle spalle la Roma, i romanisti, tutto lo stadio. Li sorregge da solo. Segna, impazzisce, urla. Gode. Sì, decisamente, quella di sabato non sarà una partita come le altre per Daniele.

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