La penna degli Altri 25/09/2010 11:49

Sawiris, ultimatum a Unicredit

BRESCIA-ROMA Ricorso doveva essere, ricorso è stato e ricorso sarà. La Roma impugnerà nei prossimi giorni la di Mexes, ma pure tutti gli altri provvedimenti adottati dal giudice sportivo. E ieri ha fatto reclamo contro l’inibizione di Pradè. L’obiettivo è dimostrare che l’arbitro Carmine Russo aveva completamente perso la bussola. Si è preferito, invece, non chiedere la ripetizione della partita di Brescia. Cominciamo proprio da Pradè. Giovedì, il ds giallorosso era stato inibito fino al 30 settembre dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel «per essere, al termine della gara, entrato negli spogliatoi senza autorizzazione e per aver contestato l’operato degli ufficiali di gara rivolgendo all’arbitro espressioni ingiuriose». Per carità, la Roma sopravviverà anche senza che il suo direttore sportivo, come recita il comunicato del giudice, possa «svolgere ogni attività in seno alla Figc a ricoprire cariche federali ed a rappresentare la società nell’ambito federale». Ma nel caso del diesse la Roma ne faceva soprattutto una questione di principio. Perché Pradè, è vero, entra negli spogliatoi della quaterna arbitrale senza autorizzazione e contesta la direzione di gara. Ma Russo riporta l’accaduto nel suo referto senza menzionare i guai che lui stesso aveva combinato. La Roma si è appellata apposta alla Corte di Giustizia Federale, organo di secondo grado. Voleva lanciare un segnale al Palazzo. Alla Lega di Serie A e alla Federcalcio. La Roma è in vendita, ma presidente e dirigenza sono vigili e pronti ad ogni azione (legale) volta a tutelarla. In questo scacchiere, però, bisogna sapersi muovere con astuzia e fine diplomazia. Evitando atti che potrebbero ripercuotersi sulla Roma stessa. È in questo quadro che va analizzata la decisione di non chiedere ufficialmente la ripetizione della partita per errore tecnico. Adesso, la Roma vuole solo concentrarsi solo sull’Inter. Lo ha fatto capire benissimo anche Ranieri ieri in conferenza stampa. C’è una stagione intera per quelle battaglie che la società, suo malgrado, dovrà condurre. A cominciare da quella per la di Mexes. Philippe dovrà scontare una di tre giornate e pagare 10 mila euro di multa. «Doppia ammonizione - è la motivazione della sentenza - per comportamento scorretto nei confronti di un avversario; per avere inoltre, al 17’ del secondo tempo, all’atto dell’espulsione, assunto un atteggiamento aggressivo ed intimidatorio nei confronti di un assistente e per avere, poco dopo, rivolto un epiteto insultante al quarto ufficiale ». La Roma ha sette giorni di tempo da quando le è stata comunicata la sentenza, ovvero giovedì, per appellarsi alla Corte di Giustizia Federale. Per impugnare la sentenza di Tosel e ottenere uno sconto. La società potrebbe fare leva anche sull’ammissione di colpa dei vertici dell’Aia, l’Associazione Italiana Arbitri. «È molto probabile - aveva commentato giovedì il presidente Nicchi - uno stop per Russo. Siamo amareggiati ». E se sono amareggiati loro, figuratevi la Roma