La penna degli Altri 06/09/2010 10:14

"Ridatemi Totti"

Quello, forse, ormai irrealizzabile: «L’altro giorno dicevo al mio manager quanto mi ero divertito in campo con quando ero con la Roma. Mi piacerebbe un giorno giocare ancora con lui. Visto che non è possibile in giallorosso, qui in Nazionale. Anche per beneficenza. Attenzione: non voglio mettere in croce Prandelli. Ma solo con ho segnato ventuno gol: così tanti perché me li ha fatti fare lui. Non siamo più amici come prima, come uomo e giocatore, però, niente da dire. Se viene, corro pure per lui, tanto mi fa vincere le partite, e gli dò il dieci. E io scelgo il ventidue: il matto». Quel 10 non gli interessa: «I numeri non vogliono dire niente. Me l’ha dato , dicendomi che lo dovevo prendere perché ero quello con più qualità. Daniele fece bene a prenderlo a Roma contro l’Ucraina, per il pubblico». Ancora su : «Daniele è il leader con Chiellini. Per la personalità e perché se deve dirti una cosa te la dice in faccia. Qui io mi prendo le mie responsabilità, ma non mi carico la nazionale sulle spalle. Da solo non basto e non mi sento leader». Su Lippi fa scena muta: «Io sono orgoglioso, ma non mi va di parlare del mondiale e di chi c’era prima. Io sto bene con Prandelli: è stato straordinario con me. Come uomo. A Roma mi comportai male con lui, ma adesso mi ha fatto sentire a mio agio. In campo mi sento seconda punta, ruolo su cui mi ha convinto Del Neri, togliendomi di squadra perché non accettavo quella posizione. Quando ci ripensai, mi ha ridato spazio e ho fatto subito sei gol». Fa vedere la fede all’anulare: «Dovrò dire grazie a Carolina per l’eternità: mi ha cambiato la vita. Mi fermo qui perché questo discorso mi emoziona». Come , vuole tanti figli. «Sarò un buon padre, questo lo so già: ma a loro direi come ci si comporta facendo riferimento a quello che ho fatto dai venticinque anni in poi». Protegge Balotelli: «Non posso certo io fargli da chioccia. Gli darò qualche consiglio. Gigi lo ha messo in riga alla prima convocazione. Ma ha vent’anni, lasciatelo in pace e non fate cinema per ogni cosa che combina». «Mi piacerebbe essere decisivo, come in Estonia, giocando bene solo per tre minuti. In finale all’Europeo o al Mondiale». Assicura che i suoi colpi sono sempre in canna: «Quelli li farò sempre. Ma non potrò essere terzino. Mancano i campioni: i bambini li fanno giustamente studiare, ma devono anche divertirsi con il pallone. Ho letto che anche Bolt vuol fare il calciatore. Lui va veloce per cento metri, ma poi il campo finisce. E se non ha qualità...». Racconta una cassanatina, il telefonino rubato a Riva: niente di che e scherzo nemmeno ultimato. Saluta a modo suo: «Mi avreste massacrato se non avessi fatto gol. Lo so. Qualcuno ha scritto che lunedì invece di venire qui sono andato al mare con mia moglie». A Bruno Gentili, telecronista Rai, personalizza il messaggio: «Una volta che segno, mi oscurate». Va via ancora con Riva che lo aveva accompagnato sul ring, come fa l’uomo dell’angolo con il pugile. Ma a convincerlo all’incontro con i media non è stato Gigi ma Prandelli, appoggiato da Valentini, della Figc. Date a Cesare quel che è di Cesare