La penna degli Altri 26/09/2010 12:00

Fermata Inter


Ora non pronostichiamo una riscossa come lo scorso anno quando se ne andò Spalletti ma la ripresa è senza dubbio possibile perchè la squadra ha più qualità di tante rivali. Ranieri si è salvato in questo modo dallo sfascio che l’avrebbe coinvolto in prima persona: bastava cogliere l’atteggiamento di quando è stato sostituito sullo 0-0 per immaginare che stava per consumarsi un altro capitolo del rapporto ballerino tra l’allenatore e il capitano.

(che dopo il cambio è andato via senza salutare Ranieri e senza aspettare i compagni nello spogliatoio) non ne aveva azzeccata una. A certi suoi errori di tocco rumoreggiava persino l’Olimpico e la sostituzione era un atto dovuto. La botta di fortuna dello stratega di Testaccio è che la squadra ha vinto e lo ha fatto con un’invenzione dell’uomo che aveva sostituito : Vucinic si è tuffato su un cross dalla destra, ha colpito di testa con un gesto atletico e di stile che ha ghiacciato i difensori interisti e più di tutti Lucio, totalmente basito.



L’Inter conosce così la prima sconfitta della stagione italiana, la seconda in assoluto dopo quella di Supercoppa con l’Atletico Madrid e non è detto che faccia meno male. Si sono visti brandelli nerazzurri ben prima del gol arrivato quando sembrava inevitabile il pareggio. La squadra che aveva fatto della compattezza in campo un’arma di dominio stavolta si spezzava in due tronconi come il Titanic: se la Roma avesse avuto la lucidità di accelerare l’azione, nel primo tempo avrebbe sfruttato almeno un paio di contropiede in parità numerica. Il pacchetto degli attaccanti nerazzurri, celebrati con Mourinho per la capacità di sacrificarsi in copertura, rientrava a fatica e con il passo del maggiordomo, Cambiasso li imitava e quando Chivu, su finire del tempo, sbroccava verso Benitez e gli altri della panchina la ragione era chiara: il caschetto gli protegge sempre la testa rotta all’Epifania contro il Chievo ma non vedeva altrettanta protezione nell’atteggiamento dei compagni che lo lasciavano a ballare da solo. Eto’o concedeva a Cassetti la possiblità di spingere, Menez danzava in discreta libertà.

Il primo tempo scorreva con placida noia. Meglio l’Inter in avvio, più incisiva la Roma prima dell’intervallo ma dal molto farfugliare non usciva un concetto nitido di palla gol. La fama di , messo tra i pali romanisti con mille dubbi, invogliava qualche nerazzurro a cercare il tiro anche dalla distanza: Stankovic era il più insistente, fino a colpire la traversa al 38’. Era l’episodio più prossimo al gol in un match che lesinava le emozioni. L’Inter non trovava il passo, Sneijder galleggiava e non riusciva a impostare l’azione. Allo stesso modo la Roma tramava per arrivare al tiro che non trovava mai. Borriello era mal servito, soprattutto mancava la sostanza del centrocampo ad alimentare l’offensiva. Nella ripresa restavano le brutture del primo tempo, si accendeva qualche focolaio rissaiolo. L’Inter non cambiava, anche se con l’uscita di un inguardabile Milito, si ravvivava Eto’o ( gli negava il gol su un bel tiro dal limite dell’area). La Roma gestiva meglio il campo, senza trovare la via della porta: sparava alto una punizione da dieci metri, Julio Cesar si ammaccava in un paio di uscite ma il gol di Vucinic arrivava senza campanelli d’allarme, nella fiacchezza di un incontro finito. Che invece non era finito per niente.