La penna degli Altri 26/09/2010 15:26
Così Foschi escluse la Lazio
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Foschi aveva affidato allavvocato Righini (e ad una nutrita delegazione, che poteva contare anche su Gioacchino Saraceni, Enrico Sampaolesi, sullingegner De Bernardinis, Federico Bottini e Sebastiano Bartoli) il compito di rappresentarlo. Non era intervenuto perché conosceva perfettamente quella che era la posizione della Lazio, che non avrebbe mai aderito alla proposta. Lidea, poi, che il nuovo club potesse nascere non prendendo il nome di Roma, era semplicemente ridicola. La riunione del 6 giugno era una sorta di messa in scena pirandelliana in cui tutti recitavano un ruolo funzionale a dimostrare ai vertici
del partito che tutti i tentativi per mantenere la concordia fascista erano stati espletati.
Giorgio Vaccaro, astutamente non aveva rifiutato la fusione, atto di cui avrebbe dovuto rispondere ai vertici del PNF, aveva semplicemente proposto che questa si realizzasse sotto il nome di Lazio-Fortitudo. E probabile che Foschi a questo punto, intuisse il pericolo che il segretario del partito Turati potesse costringerlo ad accettare questa nefasta richiesta. Per questo, dopo che la trattativa del 6 giugno si chiuse ufficialmente
con un nulla di fatto e con il polemico abbandono della riunione da parte della delegazione della nascente
A.S. Roma, fece scattare il piano che con tutta probabilità aveva messo a punto da un paio di mesi. Nel primo pomeriggio del 7 giugno, a Via Forlì 16, residenza di Foschi, arrivarono Ulisse Igliori e Vittorio Scialoja, presidente del Roman Football Club. Lantico club di fondazione scozzese, aveva tra i suoi più alti dirigenti Renato Sacerdoti. Veterano della prima guerra mondiale (aveva combattuto sul Piave ottenendo una decorazione al valor militare), Sacerdoti era agente di cambio e banchiere conosciutissimo negli ambienti borsistici della capitale. Foschi aveva ottenuto da lui la copertura economica necessaria a far nascere la Roma. Il Banco Sacerdoti si era infatti esposto per oltre mezzo milione di lire, offrendo un contributo decisivo.
La lotta contro il tempo è frenetica, prima che il Partito imponga laccettazione della controproposta di fusione bianco-celeste si deve annunciare la nascita dellAssociazione Sportiva Roma, contando sulla copertura politica garantita da Umberto Guglielmotti, federale di Roma e di Leandro Arpinati, presidente del CONI e della FIGC, di cui lo stesso Mussolini conserva una sorta di timore reverenziale. Nel primo pomeriggio del 7 giugno i principali quotidiani di Roma ricevono la notizia dellavvenuta fusione, nasce dunque la Roma, di cui
vengono resi noti colori sociali, campo di gioco e dallenamento e presidente. Vaccaro, colto in contropiede
muove le sue pedine e già il 9 giugno Il Tevere pubblica un articolo in cui Italo Foschi viene sostanzialmente
accusato di aver fatto fallire la trattativa con la Lazio che lui stesso aveva inizialmente promosso. Foschi che in quelle ore è in partenza per Bologna dove avrebbe dovuto partecipare alla riunione del Direttorio Federale, rispose inviando alla redazione del Tevere un biglietto nel quale preannunciava che al ritorno a Roma avrebbe chiarito come effettivamente si erano svolte le cose.
Ne nacque una polemica furiosa, con Giorgio Vaccaro impegnato a recitare la parte della vittima in buona
fede, Foschi, però poteva mettere in cassaforte il primo grande risultato: la Roma era nata e il potere politico
aveva accettato il fatto compiuto. Rimanevano però sul piatto alcuni problemi. Il Roman, la Fortitudo e lAlba erano tutte reduci da un campionato che le aveva viste retrocedere, la Roma rischiava di non vedere riconosciuta la propria richiesta di essere ammessa alla massima serie. Occorreva inoltre evitare il rischio che gli atleti più in vista dei club appena disciolti (Attilio Ferraris IV su tutti), si accasassero presso le altre squadre che come corvi, Juventus in testa, stavano piombando nella capitale. Affrontando queste spinose questioni Foschi realizzerà il suo secondo capolavoro.