La penna degli Altri 24/09/2010 10:53

Complotto? Lippi non smentisce

persa contro la Sampdoria (fallo di mano di Zauri in area, sull’1-0 per la Roma, rigore su Vucinic sull’1-1), un arbitro (Damato di Barletta) tifoso dell’Inter. Non ha mai smentito di esserlo. Rispetto all’anno scorso è cambiato il designatore, adesso è Braschi, ma la situazione è peggiorata, non solo per la Roma, ma anche per il livello delle direzioni di gara, paragonabile alla Legapro, che poi era l’ambito di lavoro di Braschi fino all’anno scorso. «Un qualsiasi arbitro di C non è peggiore di Russo» ricordava ieri, non a caso, Graziano Cesari.



Tornando alle mancate  smentite e di giochi di potere, ieri Marcello Lippi si è limitato a rispondere che «ognuno può dire quello che gli pare» a chi gli chiedeva - il sito di Repubblica - un commento alle frasi di Claudio Ranieri, che nel post-partita di Brescia ha fatto capire più che chiaramente che chi si muove «nell’ombra» è proprio l’ex ct della Nazionale. Già nei giorni precedenti i riferimenti a «sigari» e «onde» erano stati abbastanza espliciti, ma la frase di Lippi (che ha aggiunto: «Rimango a bocca chiusa fino a quando non torno a lavorare e se torno a lavorare ») non è certo una smentita, soprattutto alla luce del fatto che viene da un  personaggio che quando ha qualcosa da dire non si tira certo indietro. Certo, stavolta sarà decisamente

difficile una replica della «cena della piadina», come proprio Ranieri l’altro ieri ha definito l’incontro in cui Blanc e Lippi decisero l’avvicendamento sulla panchina bianconera in favore di Ciro Ferrara, che poi avrebbe dovuto tenere caldo il posto proprio all’ex Ct. Il piano è saltato, anche se poi sulla panchina bianconera è finito Gigi Delneri, che una volta era gestito dalla Gea, la società di procuratori di cui erano soci, tra gli altri, Chiara Geronzi, Alessandro Moggi e Davide Lippi e che ora non esiste più. Il nome di Lippi, tra l’altro, non è il solo. Riguardo alla Roma è spuntato - per la prima volta da Sky - anche quello dell’ex allenatore rossonero Leonardo.



Sono decisamente tante le ombre intorno alla Roma. A chi giova tutto ciò? Anche in questo caso, basta far ricorso al ragionamento più semplice: una Roma che si deprezza costa di meno e questo è un vantaggio

per chi vuole comprarla. Non lo è per Unicredit, che deve venderla e che ha già dato il suo ok per la mossa che al momento è la più auspicabile, e cioè il rinnovo del contratto di Ranieri, tecnico che comunque continua

ad avere la fiducia della società. Una mossa del genere metterebbe un freno almeno ad alcune delle manovre che si stanno attuando intorno alla Roma, anche nelle banche, che poi sono luoghi molto frequentati dalla

politica. Già, la politica. La storia passata dice che ha sempre detto la sua sui destini della Roma e la storia attuale racconta che stavolta di mezzo c’è uno dei più grandi business possibili sul territorio: la costruzione

dello stadio. E in quel caso bisogna passare per forza attraverso il potere politico. 

Guerre di potere, dunque. Poteri politici, bancari e calcistici. Che magari a volte possono anche coincidere. E che sono in lotta tra di loro per mettere le mani sulla Roma. Bisognerà "solo" capire chi lo fa per renderla più

forte o chi, semplicemente, per prendersela sotto la propria ala e magari evitare che sia troppo "indipendente".

E’ il rischio che teme il consigliere dell’As Roma, e leader del Movimento per Roma, Michele Baldi. «Ciò che è

successo a Brescia - dice - e ciò che sta accadendo intorno alla Roma, rientra nelle situazioni della peggiore politica, quella che comanda l’Italia attraverso la Lega Nord e attraverso i grandi centri d’interesse, e che ha

sempre visto Roma come il fumo negli occhi. Che non è mai riuscita a normalizzare la realtà più importante della à, vale a dire la Roma calcio.

Tanto è vero che grazie all’indipendenza e alla grande onestà intellettuale e morale sia di Franco sia di Rosella Sensi, la pagina più schifosa e vergognosa del calcio italiano, Calciopoli, non ha visto la Roma nemmeno sfiorata. Questo è lo scudetto più importante che la famiglia Sensi poteva vincere, perché noi romani non avremmo mai accettato e perdonato nessuno se fossimo stati accomunati al doping o ad arbitri e guardalinee corrotti, o a fondi neri (ci sono processi ancora in corso), riciclaggi, crac finanziari, tutte cose che abbiamo visto e che questo calcio avrebbe potuto evitare se avesse eletto Franco Sensi presidente di Lega quando invece all’ultimo minuto fu tradito e abbandonato dai vari Moratti, Cecchi Gori e Gaucci. Bisogna ricordare queste cose se vogliamo capire l’attuale momento. La Roma è dei tifosi e non strumento di giochi e giochini, ecco perché non è mai stata veramente amata dal potere. E oggi, che attraverso lo stadio si tenta di attuare la più grande speculazione edilizia, quando si è capito che non era questo l’interesse di Rosella Sensi, sarà un caso ma qui si è scatenato di tutto. Proprio mentre in parlamento passano leggi vergognose e schifose, quella sugli stadi viene tenuta ancora stranamente ferma, esponendo peraltro il paese calcistico a figure ridicole come le ultime assegnazioni degli Europei di calcio, che ci hanno visti battuti da Polonia e Ucraina per il 2012 e superati da Francia e Turchia per il 2016. Oggi, caduto l’alibi di tanti imbecilli che imputavano a Rosella Sensi la volontà di non vendere, si tenta da parte dei complottisti un’ultima spallata.

Per far diventare finalmente la Roma uno strumento di potere e non invece una realtà di passione. Non è un film originale, lo abbiamo visto con Evangelisti e con Ciarrapico e anche allora tanti "utili idioti" si erano accodati al carro del vincitore in cambio di qualche piatto di lenticchie, anche se poi quegli idioti li ritroviamo puntualmente a fare i mercenari dei nuovi presunti lanzichenecchi. In tutto questo, aggiungiamo che l’interesse della Lega e il quadro è completo. Ma non si illudano questi signori: come i vecchi patrioti della repubblica romana, ci saranno sempre tante persone, tifosi, dirigenti, giocatori, che non canteranno nel coro e che combatteranno per fare in modo che la Roma si possa amare e non usare. Ora più che mai, Forza Roma».