La penna degli Altri 02/09/2010 19:13
Chi compra la Roma non si prende solo un club
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Domanda. Partiamo da Borriello.
Risposta. Ci tengo a chiarire che è stata la dottoressa Sensi, solo lei, a portare alla Roma l'attaccante del Milan. Non c'è stato bisogno di mettere sul tavolo alcuna garanzia perché è stato semplicemente illustrato a
Unicredit il nostro progetto, con tutte le coperture. Siamo una società che si autofinanzia, che chiude la campagna acquisti quasi in pareggio tra entrate e uscite.
D. Ma come si vive dopo l'accordo tra la famiglia Sensi e Unicredit sulla cessione del club, all'interno di Trigoria, è cambiato qualcosa?
R. Noi lavoriamo come se le cose non fossero cambiate dal punto di vista organizzativo. La società non è assolutamente commissariata e quello che succede non impatta sul team. Il management d'altra parte è rimasto lo stesso e questo ci ha garantito continuità. Lavoriamo con lo stesso schema e lo stesso stile. Il nostro unico obiettivo è rimasto quello di far capire al team che gioca che non devono avere preoccupazioni ma pensare solo alle prestazioni. Questo conta.
D. Anche il nuovo acquisto Marco Borriello ha detto di essere stato convinto dal Progetto Roma, ci vuole spiegare di cosa si tratta.
R. Noi sappiamo bene che in futuro le cose potranno cambiare, che può arrivare un nuovo proprietario, ma io credo che da un lato il senso di responsabilità della famiglia Sensi e in particolare della dottoressa Rosella, e dall'altro la lungimiranza della banca siano stati determinanti a far proseguire sulla strada intrapresa lo scorso anno. La Roma è una società di alto livello. Ma è anche una grande opportunità sia per chi ci lavora (e intendo tutti dai giocatori al management) sia per chi dovrà eventualmente arrivare. La banca e la Sensi hanno dimostrato con il loro accordo di avere a cuore la Roma e il suo progetto futuro che è quello di essere competitivi, di avere l'atteggiamento giusto e di competere su tutti i fronti.
D. Che cosa troverà il nuovo acquirente?
R. Chi acquisterà la Roma non lo farà per partecipare, ma per accrescere un potenziale che già c'è e provare anche a portare la Roma al livello che le compete. Roma e la Roma sono al livello di club come il Real Madrid, la Juventus, il Barcellona, da tutti i punti di vista e anche per il potenziale che esprime. Il core business è rappresentato dal team e dai risultati che la squadra darà. Ma ci sono anche altri valori da considerare.
D. Quali?
R. Prima di tutto Roma ha una grande immagine. Nessuna altra città al mondo è come Roma. Inoltre ci sono anche valori sociali attorno al club, basti pensare a quello che fa questa società per il sociale. Ma non solo. C'è la squadra e c'è anche la possibilità di fare lo stadio. Tutti elementi importantissimi per creare valore al club.
D. Si è fatto un'idea su chi potrebbe essere il prossimo proprietario. Un italiano, magari romano o un gruppo straniero?
R. Io non so nulla di queste vicende, ma credo che ci siano entrambe le possibilità e comunque non mi sembrerebbe strano se fosse la Roma a fare da apripista per consentire a gruppi stranieri, già presenti in altri paesi, di venire ad investire qui da noi. Noi sappiamo che la scelta sarà comunque fatta per il bene della Roma perché abbiamo due garanzie: la dottoressa Sensi e l'interesse di Unicredit di dare un futuro al
club.
D. Quali sono gli obiettivi della Roma di quest'anno.
R. La Roma è un'azienda e come tale va gestita. I bilanci restano una nostra priorità, ma è chiaro che servono anche le prestazioni e serve darsi degli obiettivi nel mondo dello sport. Il core business di una società come la Roma funzione se la performance della squadra è all'altezza. Nel mondo del calcio poche squadre hanno ottenuto, in condizioni difficile, i nostri risultati. Anche quest'anno cercheremo di essere all'altezza. Abbiamo
una rosa competitiva e puntiamo ad essere competitivi. Io dico sempre che serve avere il coraggio di pensare in grande. E dobbiamo dare tutto il supporto necessario per avvalorare questo concetto. Sostenere un'idea, ma anche portarla avanti con il giusto atteggiamento. Essere competitivi significa far lavorare bene la squadra che va in campo, ma anche quella che io chiamo la squadra invisibile di persone che lavora dietro un
progetto. Siamo qui per vincere, nessun obiettivo si realizza se non si ha coraggio.