La penna degli Altri 17/09/2010 11:37

"Catenaccio? No, equilibrio"

«Lo sa perché mi sono beccato quest’etichetta? Glielo spiego io: perché i suoi colleghi non avevano voglia di andare a leggersi le formazioni delle mie squadre. Se lo avessero fatto, avrebbero visto che con me Platini, Boniek e Paolo Rossi giocavano l’uno al fianco dell’altro, e Cabrini faceva l’ala e segnava gol. E prima la stessa cosa l’avevano fatta Causio, Bettega e Boninsegna: facevo catenaccio, perciò? La verità è che nel calcio esiste una sola verità: il pallone è uno, o ce l’hai tu oppure ce l’hanno loro. E la difficoltà più grossa sta nel riprenderselo quando ce l’hanno gli altri. Per riuscirci, ci sono mille modi. Determinati ognuno da un insieme di cose, quasi mai dalla scelta di aspettare passivamente che gli avversari te lo ridiano indietro», la spiegazione del ì dell’Irlanda. «E poi non va dimenticata una cosa: si deve andare avanti solo se e quando hai il pallone tra i piedi; se ce l’hanno i tuoi avversari, dove vai?».



«Abbiamo fatto catenaccio», ha dichiarato dopo il ko della Roma a Monaco. Era o no catenaccio?

«Per me, Francesco ha detto quella cosa sulla scia della delusione della partita persa. Ma, ripeto, il catenaccio nel calcio italiano non esiste più. Quando si giocava con il libero staccato, quando lo stopper marcava il centravanti e i terzini si appiccicavano alle ali, si poteva pensare ad una squadra impostata sulla difensiva: ma adesso, ditemi, chi gioca in questa maniera? Nessuno. Anzi, in Italia ci sono tanti allenatori preparati, e Ranieri è uno di questi, che non perdono di vista una cosa fondamentale: l’equilibrio complessivo della squadra».



Anche a costo di stare costantemente con dieci uomini dietro la linea della palla, come accaduto alla Roma di Monaco?


«Ma, scusi, se io non ce la faccio a stare alto perché le gambe ancora non girano bene, e quindi non ho la forza per coprire tutto il campo, o perché psicologicamente sono un po’ nervoso, preoccupato dopo la sconfitta di Cagliari, oppure perché di fronte ho un avversario forte, non è meglio stare dietro, aspettare e coprirsi, mollando ogni tanto un cazzotto all’avversario? Voglio dire, in sostanza, che un allenatore sa sempre come sta la propria squadra e se sceglie questo o quel modo di stare in campo lo fa in funzione della ricerca del maggior equilibrio possibile».



L’equilibrio, però, in questo caso sa tanto di catenaccio...

«Se la mette su questo piano, allora le dico che l’Inter di Mourinho, quella che l’anno scorso ha vinto tutto, faceva catenaccio. Esatto: catenaccio. Perché, è vero o non è vero, che Eto’o e Pandev, due attaccanti, quando la palla non ce l’aveva l’Inter facevano i terzini sui loro terzini? Del resto, l’equazione tre, quattro attaccanti uguale tre, quattro gol non è assolutamente vera: se fosse così, il Brasile avrebbe vinto tutti i campionati mondiali. Invece spesso è andato a casa prima del tempo».



Quindi le due sostituzioni di fila di sono state dettate solo da una ricerca di equilibrio?


«Non credo che Ranieri abbia fatto questa doppia mossa per penalizzare , ma che abbia pensato in entrambi i casi all’equilibrio della squadra. Ci può stare, in avvio di stagione, che la condizione atletica della squadra non sia ottimale, che ci sia qualcuno un po’ indietro e che, per tutto questo, ci sia bisogno di correggere, di sistemare qualcosa durante il gioco. Francesco non deve pensare a una mossa mirata contro di lui, ma a una scelta - a giudizio di Ranieri - nell’interesse della Roma».