La penna degli Altri 03/09/2010 12:27
Caro Ago, ci manchi. Proprio tanto
Questo è «L'ultima partita»: un libro di amore. Amore per una squadra, per una città, per una maglia, per un sogno, per quello che non riusciamo a comprendere. «Con noi eri solo Ago - scrive il figlio - Quello delle domeniche in barca per andare a pesca... Quello che nonostante tutta la mia incazzatura e tutto il vuoto che mi ha lasciato dentro riesco sempre a perdonare perché ho conosciuto tutto il suo amore. Mi manchi Ago. Ecco, volevo solo dirtelo ancora una volta». «L'ultima partita» è un libro serio, ma è tutt'altro che un libro triste. Racconta la storia di un ragazzo che si fa uomo e che chiude la sua vita con l'atto più imperscrutabile: il suicidio. Non è quello che leggeresti sotto l'ombrellone, al posto delle parole crociate. Ti chiede un impegno, come le storie importanti, ma in cambio ti dà molto.
Compreso qualche momento di profonda nostalgia per il calcio che fu, come quando a pagina 70 si legge: «Alla prima di campionato, il 7 ottobre 1973, la nuova Roma si presenta all'Olimpico, davanti a un pubblico sempre appassionato, nonostante le continue delusioni. Cinquantamila persone sono venute ad assistere alla sfida con il Bologna». Sì, avete letto bene. Il campionato cominciava il 7 ottobre e, fin lì, c'erano al massimo qualche amichevole e il primo turno della Coppa Italia. Si arrivava allo stadio in piena crisi di astinenza da pallone, era una festa attesa quanto il Natale. Sì, avete letto bene. Cinquantamila per la partita contro il Bologna, con la prospettiva di arrivare quinti in campionato se andava bene e di lottare nei bassifondi se andava male. Ma nessuno avrebbe barattato lo stadio con la tv. Ci manchi, Ago. Manchi tanto anche a noi.