La penna degli Altri 20/09/2010 11:32

Applausi a Ranieri. Poi cala il silenzio

si fann osentire giusto per qualche secondo. Quando la Roma entra in campo per il riscaldamento, sono solo applausi. La gente romanista capisce il momento, nessun fischio, nessuna contestazione. Solo amore. Tanto. Non è nulla, però, in confronto a quello che succede quando in campo entra Ranieri. Giacca e cravatta, il primo sguardo è proprio per quella Curva che gli tributa un’ovazione. Vera, dicuore. Gli applausi durano qualche minuto, poi si torna a cantare. Contro la tessera del tifoso, leit motiv ininterrotto di tutta la giornata. Roma, Roma, Roma, inizia la partita. Prima però c’è un minuto di silenzio per ricordare il soldato morto in Afghanistan: arriva qualche fischio, poi solo silenzio e applausi. In Curva non ci sono striscioni, i primi minuti non si canta.

Ma al 7’ segna Borriello, corre sotto la Curva. Che risponde, finalmente con forza: “Forza Roma Alé”. La partita continua: prende la traversa, Adriano mima il movimento del pallone a Cicinho, il popolo della Roma applaude il suo numero 10. E canta “C’è solo un capitano”. D’altronde, i tifosi della Roma non lo hanno mai abbandonato. Così come Ranieri. Bastava fare un giro davanti ai cancelli o al bar per accorgersene. Catenaccio è la parola più ricorrente, la conferenza del mister è l’argomento del giorno. C’è addirittura chi propone di farne un’applicazione per I Phone. Barba lunga, tatuaggi sulle braccia e maglia di , il ragazzo che lancia l’idea avrà sui 25 anni. A un amico, mentre aspetta una pizzetta rossa «ben calda» dice: «Mi voglio scaricare “realtà” detto da Ranieri e metterlo come suoneria del telefono». L’amico ride, lui conferma: «Guarda che non sto a scherza’. Sai quanti se la scaricherebbero?». Entrano allo stadio cantando “… di giorno e sera, alza al cielo la bandiera”, che è lo stesso coro che la Curva canta al momento della sostituzione di per Brighi. Anche per Daniele tanti applausi, poi è di nuovo contestazione contro la tessera. A spezzare il coro “Io non mi tessero” arriva l’autogol del e l’abbraccio, sempre più forte, dello stadio alla sua squadra. E anche a Rubin, che si becca anche un coro, “Olé Olé Olé, Rubin, Rubin”, prima di Campo Testaccio. Sembrava dover finire così, con la squadra un po’ più serena e con i suoi tifosi a gridare Forza Roma a tutto spiano con la bandieretta in mano. E invece, ancora una volta, questa Roma viene punita. Al secondo gol di Di Vaio piovono fischi, ma è un attimo. Dopo è di nuovo silenzio. La cosa peggiore che potesse succedere, oltre al pareggio.