La penna degli Altri 30/08/2010 11:33

Senza centravanti la Roma non decolla

Ranieri, anche venerdì in pubblico, conferma di aver chiesto solo un uomo: Nicolas Burdisso, difensore centrale che sabato tra l’altro era in tribuna. La società lo ha accontentato e come vedete dalla tabella qui sotto è l’unico investimento di un mercato che, tra acquisti e cessioni, ha una saldo negativo di 1 milione e 50 mila euro. Niente per chi punta a vivere un’altra stagione da rivale dell’Inter. La Roma, dunque, ha bisogno di un centravanti, ma spende 8 milioni per un marcatore. Eccellente, certo, ma avendo già in rosa Mexes e Juan, titolari impeccabili contro il Cesena, addirittura un lusso per chi vive da anni in un gegime di assoluto autofinanziamento. E’ tutto qui il controsenso, a meno di 48 ore dalla chiusura del mercato e con nessuna voglia (e possibilità) di rimettere le cose a posto con un colpo mirato.

Nessuno discute il valore di Burdisso senior (precisazione dovuta perché a Trigoria ora c’è pure Burdisso junior, il fratello Guillermo di otto anni di meno), ma è innegabile che la prima punta andava comunque presa. Un attaccante è arrivato, a costo zero: è Adriano. Una scommessa, si sono affrettati a dire tutti al momento del suo nuovo sbarco in Italia, dai dirigenti al tecnico. Anche lui, sabato sera, è finito in tribuna. Da infortunato, a differenza di Burdisso senior. Il brasiliano è Indisponibile e chissà per quanto tempo. Tatticamente e tecnicamente, tanto per esaurire il discorso su Adriano, non si può nemmeno catalogare come uomo d’area di rigore. E quindi, quando sarà (di pazienza Ranieri e i tifosi ne dovranno avere parecchia), non servirà per gare come la prima di campionato. Nella tabella qui accanto i gol degli attaccanti giallorossi delle ultimi dieci stagioni (in serie A e nelle coppe), partendo da quella del terzo scudetto.

Guarda caso nella stagione del titolo, il centravanti c’era: Batistuta realizzò 20 gol in campionato. Montella ne fece 21 quattro anni dopo. Poi è riuscito a superarli, ma da quando fa la prima punta, cioè dalle ultime cinque stagioni (idea di Spalletti nel dicembre 2005), arrivando addirittura a 26 reti con 5 rigori, diventando capocannoniere e vincendo la scarpa d’oro. E’ successo solo una volta negli ultimi cinque tornei e questo dato spiega le difficoltà di sabato sera. Perché Vucinic in campionato, in 4 anni, non ha pesato come ci si aspettava da lui: 2,9, 11 e 14 gol. Il rendimento è in crescendo, ma mai sino a 20 reti, nemmeno contando le coppe (l’anno scorso 19). Insistiamo, e molto, sul centravanti che non c’è, perché la Roma, nella partita con il Cesena, non ha mai trovato la torre in mezzo all’area (il giovane Okaka, come a Milano, è entrato solo nel finale). Questo costringe la squadra a giocare sempre e comunque un buon calcio. Nessuno sfrutta le palle inattive (punizioni e corner), nè gli attaccanti nè i difensori.

Ranieri cerca il gioco sulle fasce: di qui, il primo cambio, l’ingresso di Taddei per Menez che era stanco, e la richiesta, alla fine della stagione scorsa, di quattro esterni (sono arrivati solo Rosi e Castellini) perché il suo sistema di gioco preferito resta il 4-4-2. La Roma, dunque, può segnare solo in due modi: con , come dicono i numeri, o alzando i ritmi per favorire gli inserimenti di esterni e centrocampisti, sempre palla a terra. E se il capitano resta una certezza, in questo momento la condizione atletica non dà garanzie per la seconda opzione. E in due partite l’unica rete è di un terzino: Riise. Per ora bisogna accontentarsi. Ma per lottare per il titolo, non basta. E si sa da un pezzo.