La penna degli Altri 05/08/2010 10:52

Ranieri Vai Roma «Adriano che colpo Totti è il numero uno e vedrete Menez»

Stasera la Roma gioca a Valencia: che effetto le fa tornare in una à dove ha vissuto la parte migliore della sua carriera, vincendo tre trofei?

«L’esperienza di Valencia è stata bellissima. Ha qualcosa dell’incredibile quello che riuscimmo a fare. Si creò un legame molto forte con la à. Andiamo in ritiro nell’albergo che fu la mia casa per tre anni».

Quando Ranieri nel 2004 tornò a Valencia, ereditò il posto di Benitez: è l’uomo giusto per raccogliere l’eredità di Mourinho?

«Benitez è molto preparato. La sua caratteristica è la meticolosità. L’Inter non perderà nulla nel cambio».

Spalletti ha parlato anche di Mourinho. Ha detto che ci ha preso per il sedere: ha vinto, ha detto tutto a tutti, ha guadagnato quello che ha voluto ed è andato al Real Madrid.

«Mourinho non ci ha preso in giro. Ha vinto in Portogallo ed Inghilterra. È venuto in Italia e ha vinto tutto. Ha avuto l’opportunità di andare al Real e sfido chiunque a rinunciare ad un’opportunità come questa».

La sua griglia di partenza?

«L’Inter in pole position, le altre alla pari: Roma, Milan, , , , Sampdoria, Palermo».

Il miglior colpo di mercato?

«Spero che sia quello della Roma con Adriano».

L’Italia è uscita a pezzi dal Mondiale: perché siamo andati così male?

«Per mille motivi. Tutte le ragioni che ci permisero di vincere in Germania dove non eravamo i più forti, stavolta ci hanno fatto perdere. In quel mese, tutto girò per il verso giusto: i rigori dati, le mosse tattiche, il clima di positività».

Si può dire che Lippi ha usato la Nazionale come un autobus: è sceso e risalito come ha voluto lui?

«Ho un’opinione, ma la tengo per me»

Prandelli è l’uomo giusto per ricominciare?

«Penso di sì. È una persona che ha idee importanti».

Anno zero del calcio italiano: quali sono le cause della crisi e quali i rimedi per superarla?

«Non confonderei il mondiale negativo della Nazionale con i problemi del calcio italiano. Il punto di partenza è la crisi economica. Sicuramente bisogna dare spazio ai giovani, ma serve la collaborazione generale. Se le squadre utilizzano i ragazzi e ai primi risultati negativi scoppia il caos, come si fa a puntare sui giovani? L’altro errore da non commettere è quello di stravolgere il nostro calcio. Abbiamo una scuola di allenatori che fa invidia: , Spalletti e Capello hanno vinto e stanno vincendo all’estero. Dobbiamo sostenere le cose buone e cambiare quelle negative. La prima mossa che mi viene in mente è quella di creare nei grandi club la squadra B da utilizzare nei campionati inferiori, sull’esempio di quello che accade in Spagna ed Inghilterra. Quando allenavo il Chelsea, lanciai Terry: lo presi dalla squadra B e tolsi un campione del mondo come Leboeuf».

In Italia si chiudono le porte in faccia agli immigrati e c’è poca voglia d’integrazione: esiste una relazione tra la crisi nel calcio e il momento storico del Paese?

«Un tempo eravamo una nazione di emigranti. Gli italiani non sempre furono accolti bene, ma grazie al lavoro e al sacrificio ci siamo fatti un bel nome. L’integrazione è una risorsa per il Paese e automaticamente diventa una risorsa anche nello sport. La Germania è l’esempio positivo di questo modello».

La convince questa raffica di nomine, Baggio, Rivera, Sacchi: non c’è il rischio che sia solo un’operazione d’immagine?

«Questi sono uomini di immagine, ma anche di sostanza. Non penso che vadano lì per fare i cuscinetti».

La Roma ha svolto una preparazione nuova: poca corsa e molto pallone.

«Io cominciai con Herrera che faceva solo pallone e niente corsa. Mourinho ha vinto tutto con un programma che prevedeva poca corsa e molto pallone».

è già in forma.

«Il capitano è tirato a lucido. Speriamo che la salute l’assista. Lo scorso anno ha avuto diversi incidenti, ma ci ha sempre regalato pillole di grande calcio. È ancora il miglior giocatore italiano. È una di quelle specie che vanno protette e fa bene Braschi a dire che saranno puniti i tackle violenti».

Sarà l’anno di Menez?

«Sono molto contento di Jeremy e di Mexes. La Nazionale li aiuterà. Mi aspetto grandi cose».

È vero che a Parigi ha rimproverato di brutto Okaka?

«Ho rimproverato Okaka come ho rimproverato Vucinic perché bisogna comportarsi in un certo modo».

Okaka, Rosi e Greco restano?

«Penso di sì».

Le maggiori preoccupazioni in vista del nuovo anno?

«Va scongiurato l’appagamento: voglio rivedere il carattere che lo scorso anno ci ha portato a mezz’ora dallo scudetto. Il secondo timore riguarda l’allargamento della rosa. Per la prima volta nella Roma c’è un gruppo di venti giocatori di grande livello. Questo significa che in panchina e in tribuna ci saranno pezzi da novanta. Se si entra nel meccanismo che quello che conta è la Roma, andrà tutto bene, altrimenti sarà un anno difficile».

Il prolungamento del contratto è vicino?

«Ci sono altre priorità, ma restare a lungo mi farebbe piacere».

La Roma è tornata in .

«La Roma deve essere un bel biglietto da visita per la à. Rappresentiamo la capitale italiana e i tifosi devono essere orgogliosi di noi».

Come ci si sente in una società che è una banca?

«Noi non avvertiamo il cambiamento, ma ai giocatori ho fatto un discorso chiaro: dobbiamo stare fuori da tutti i problemi estranei al campo».

Quanto è importante avere al suo fianco un dirigente come Montali?

«Io mi trovo bene con tutti. Con Montali c’è sintonia perché è stato tecnico e capisce le esigenze di un allenatore».

La Supercoppa è un esame?

«Una partita secca non può esserlo, ma è il primo trofeo e noi vogliamo vincerlo».