La penna degli Altri 15/08/2010 19:55

Ranieri: "Roma, ci credo. Mou, mi manchi"

Anche la nuova Nazionale di Prandelli è partita con una sconfitta.

«E’ stato il primo approccio per giocatori nuovi e nuovo . La con dizione generale è ancora lontana da quella ottimale, questo vale per le squadre di club come per le Nazionali. E’ un periodo di ro daggio per tutti, figuriamoci per una rappre sentativa che deve ripartire. Ma ho visto che l’entusiasmo non manca».

capitano, uno stimolo in più per uno dei suoi giocatori più importanti.

«Daniele è l’anima della Roma e lo sarà an che della Nazionale. Per lui questa sarà la stagione della crescita definitiva, della matu razione. E’ l’unico superstite della squadra campione del mondo. Avere la fascia in az­zurro sarà di sicuro uno stimolo in più. Lui è un generoso, può non attraversare un perio­do positivo ma dà sempre il massimo. E’ tor­nato con una voglia e una determinazione in­credibili. E’ uno che non molla nulla. E’ tor­nato già con la testa alla Roma. Il primo gior­no mi ha detto: “mister, quest’anno dobbiamo fare bene”. Questi sono i giocatori che mi piacciono».



Nella passata stagione è stato condiziona­to da problemi personali e da una serie di in­fortuni.



«Guardi, io l’ho allenato per la prima volta e ritengo che abbia dato un contributo rile­vante. Ha fatto il record personale di gol. Quale centrocampista segna quanto lui? Pen­so che si metterà alle spalle i problemi. Ave­re due romani come lui e per me è una garanzia in più. Sono l’anima dello spogliato­io, nel cuore del gruppo. Per un allenatore come me che crede nell’importanza dello spogliatoio sono un punto di riferimento».



Le amichevoli di agosto confermano que­sta prerogativa della Roma: la compattezza, l’unione per superare le difficoltà.



«Ogni partita fa storia a sé. Al di là degli esperimenti che posso fare, queste partite mi servono per verificare la voglia dei giocatori a proseguire sulla strada dello scorso anno. Dobbiamo mettere benzina nel motore, in vi­sta delle gare che contano. Perché poi biso­gna fare punti. L’importante è prepararci og­gi a dare il massimo quando si comincia a fa­re sul serio. Queste gare servono per ricrea­re quello stimolo a sacrificarci per inseguire i nostri obiettivi. In questa ottica ho voluto inserire la partita in Grecia come ultimo test prima della Supercoppa. Avversari ostici, una vera prova generale, al di là della squa­dra che sceglierò per affrontare l’Inter tra pochi giorni».



In queste partite estive sta insistendo con il 4-4-2.



«L’idea è quella, ma a me interessa soprat­tutto ritrasmettere ai giocatori i valori dello scorso anno. Chi va in campo deve sentirsi parte integrante del progetto, al di là del nu­mero di partite che collezionerà e di quali av­versari affronterà. Giocare con il Chievo o la è uguale, sono sempre tre punti e abbiamo visto nella passata stagione quanto sia stata importante questa filosofia. Ogni giocatore deve entrare in sintonia con la so­cietà, con i tifosi, con la à. Non ci sono ti­tolari e riserve, nessuno deve sentirsi smi­nuito se va in panchina. Nessuno deve risen­tirsi se una volta si accomoda in tribuna. Il nostro concetto di squadra è molto pratico. Rispetto alla passata stagione dobbiamo su­bire meno gol senza snaturare la filosofia, cercando di regalare spettacolo ai tifosi. Ab­biamo diversi talenti, cercherò di metterli dentro quanto più sarà possibile. , Adria­no, Vucinic, Menez, tutti avranno spazio. Questa squadra ha giocato una vita senza punte e ha ottenuto grandi risultati. Adesso che gli attaccanti ci sono vanno gestiti nel modo giusto. Si può insistere con il 4-4-2, con varie sfumature. Lo stesso modulo può esse­re più o meno offensivo, in base ai giocatori che vengono utilizzati. Ma sempre nel rispet­to di un equilibrio che non deve mai manca­re. La forza di ogni squadra è il centrocam­po. Noi in mezzo abbiamo tanti giocatori di qualità. Il bene della Roma viene prima di tutto, l’importante è il gruppo. Per questo chi viene chiamato in causa deve dare sempre il 110 per cento e non deve restare deluso se una volta va in panchina. Non mi sono mai piaciuti i musi lunghi o i galli nel pollaio...».



In passato la Roma aveva fatto grandi co­se con il 4-2-3- 1.



«Non mi do regole fisse dal punto di vista tattico. Non contano i numeri, io cerco l’equi­librio di squadra. Si parla di 4-4-2, di , certi colleghi si riempiono la bocca parlando di moduli. Ma se nel tridente si mettono due punte esterne è un conto, se si mettono due terzini è un altro. Spesso gli esterni offensivi sono i primi che difendono. Eto’o è un attac­cante che fa tutta la fascia, lo faceva anche nel . Corsa, resistenza, disponibi­lità a mettersi al servizio della squadra. Que­sti sono valori da ricercare. Mettere un attac­cante in più non significa avere una squadra offensiva, se poi l’avversario ti aggredisce».



Vucinic nella passata stagione è stato un grande protagonista. Lo sarà anche que­st’anno?



«Ho quattro attaccanti e tutti mi saranno utili. Chi resterà fuori non deve sentirsi boc­ciato o relegato tra le riserve. Dipende dal momento, dallo stato di forma. Ci sono gioca­tori che a partita iniziata rendono di più, al­tri meno. Nessuno deve sentirsi offeso. Io ra­giono da Roma, anche i giocatori devono fa­re lo stesso. Avremo tre partite a settimana. L’importante è farsi trovare pronti. Perché se uno non coglie l’occasione e non rende, poi non gioca la partita successiva. O capiscono il mio modo di pensare o si perdono. Al pri­mo posto viene il bene comune, quello della Roma».



In questa fase della preparazione ci sono alcuni giocatori in esubero che non rientra­no nei suoi piani.



«Ci sto parlando, li sto consigliando. Fa parte dell’intelligenza di ognuno capire le si­tuazioni. Quando potrò li farò allenare con tutta la squadra, altrimenti lavoreranno a parte. Non posso fare gli allenamenti con 28 giocatori. Sono professionisti e lo capisco, ma anche loro devono capire me».



Come procede la crescita di Adriano?



«E’ un giocatore che vuole rigenerarsi, vuol tornare l’Imperatore che è stato. Sta la­vorando bene, ha volontà, spirito di sacrifi­cio. Può tornare il campione di prima, ci stia­mo adoperando per portarlo in condizione con un’attenzione particolare. Anche quando è stanco non dice mai di no, sta attuando una dieta che sta dando i suoi frutti. A me non importa tanto che perda altri chili, quanto che raggiunga una buona condizione. I ra­gazzi lo hanno accolto con tutto l’amore pos­sibile, qui ha trovato una famiglia. Sono con­vinto che farà un grande campionato. Per trovare l’intesa in campo ci vuole in po’ di tempo, ma i campioni si capiscono in fretta».



A volte sembra triste.



«No, non è così. E’ taciturno come Juan. Ci sono giocatori che parlano meno, altri che hanno sempre la battuta pronta. La sua fac­cia è così, ma perché avete visto Menez? Ri­de poco pure lui. Dipende dal carattere».



Già da qualche mese la società le ha pro­messo il rinnovo del contratto. A che punto siamo?



«Per me Roma è Roma, non ho preso in considerazione altre situazioni e ho sempre dato la priorità alla mia società. Non ho pro­vato nessun rimpianto a veder ripartire la Nazionale. E comunque la mia carriera non finisce quest’anno. La famiglia Sensi mi ha dato l’opportunità di allenare la squadra del­la mia à che ho nel cuore. Se avessi vinto lo scudetto sarebbe stata un’emozione irri­petibile, ma non mi arrendo, lotterò per por­tare sempre più in alto i colori giallorossi. So­no sicuro che troveremo l’intesa per andare d’amore e d’accordo per tanti anni ancora. Ci attende un anno molto difficile, avremo bisogno dei nostri tifosi. I giocatori devono ricordarsi che non siamo diventati fenomeni e che siamo stati bravi a ripartire quando ab­biamo toccato il fondo».



Molte squadre si sono rinforzate, ripeter­si sarà difficile.



«
Guai a cullarci su quello che abbiamo fat­to. So di essere uno degli allenatori più esper­ti, ma mi sento come quando ho cominciato. Aiuterò la Roma a dare il massimo. In qual­siasi posto ho allenato non ho mai avuto gran­dissime squadre a disposizione, ma ho sem­pre ottenuto grandi risultati. Scriveremo un’altra pagina importante. Se non avessi en­tusiasmo e passione avrei già smesso. Un al­lenatore non deve arrendersi mai, deve rica­ricare le batterie dei suoi giocatori e trasmet­tere la carica alla squadra».



Dica la verità: il primo giorno di ritiro dis­se che Mexes sarebbe tornato in Nazionale. E’ un mago o aveva già parlato con Blanc?



«No, capivo che la Francia non poteva re­stare con gli uomini che avevano fallito al Mondiale, ero convinto che Blanc una chan­ce gliel’avrebbe data. Così come a Menez. Je­remy è un talento che va gestito e deve pren­dersi la ribalta. Mi segue, ha capito che quel­lo che faccio è sempre nell’interesse della Roma. Blanc è stato mio giocatore al , avevamo un grande rapporto. E’ una perso­na tutta d’un pezzo, gli auguro ogni bene».



Menez è riuscito a portarlo dalla sua par­te, dopo un inizio un po’ difficile.



«Chi non sta con me non ha capito nulla del calcio. Se un allenatore dice una cosa sba­gliata, ma tutta la squadra lo segue, diventa giusta».



In Supercoppa affronterà Benitez. Lo ha già incontrato?



«Credo di sì, quando ero al Valencia e lui all’Extremadura. Quando era giovane veniva a vedere i miei allenamenti alla , come ha seguito altri tecnici italiani. Si è do­cumentato. E’ un allenatore di mentalità spa­gnoleggiante, ma ha preso molto dalla scuo­la italiana».



Senza Mourinho l’Inter perde qualcosa?




«Di sicuro il campionato italiano perde un grande protagonista. Mourinho mi attaccava perché temeva la Roma e io gli rispondevo. Benitez ha un altro carattere».



L’Inter teme la Roma, visto che non libere­rà Burdisso prima della Supercoppa...



«Credo che sia giusto che la Roma sia tenu­ta nella massima considerazione. Vorranno aspettare fino all’ultimo. Spero che questa trattativa vada a buon fine e che la società possa accontentarmi. Ma se l’Inter non si muove da quelle cifre andremo su un altro obiettivo, non posso chiedere l’impossibile».



Che partita sarà sabato a Milano?



«La Supercoppa sarebbe una bella soddi­sfazione da toglierci alla prima uscita uffi­ciale. Ma è una partita che può dipendere da tanti fattori, da un episodio fortunato. E’ una partita che vorremmo vincere, come tutti i nostri tifosi. Ma qualsiasi risultato non sarà indicativo per la nuova stagione».



Cosa si aspetta dal futuro della società?



«Mi aspetto qualcuno che voglia bene alla Roma. La famiglia Sensi ha fatto tantissimo, a volte non si è capaci neanche con i soldi a fare quello che ha fatto questa società. Rosel­la Sensi ha dimostrato di essere molto più in­telligente di colleghi uomini e nelle difficol­tà è venuto fuori il carattere del padre. Ha una volontà smisurata. Chi arriverà al suo posto ha tanti esempi da tenere in considera­zione. Noi andremo avanti serenamente per il bene della squadra, per i tifosi e per onora­re la famiglia Sensi. All’interno dello spoglia­toio non viviamo questa situazione con incer­tezza o nervosismo».



Per finire, un giudizio sull’ultimo arrivato, Guillermo Burdisso.



«E’ un ragazzo molto sveglio, forte di testa, ha un buon piede per essere un difensore. E’ pratico, sbrigativo, un giovane sul quale po­ter lavorare».