La penna degli Altri 29/08/2010 12:47

Lo spettro silenzioso di Antonioli

All’inizio il palcoscenico è dei moscerini, che pensi possano essere l’unica cosa in grado di preoccuparti; poi si comincia e punti il cronometro per scommettere su quando arriverà: non arriva, stasera non è aria, come ci fosse un plotone di Troll che si diverte a spostarti le linee sotto gli scarpini; tanto la luce è artificiale e nessuno di loro correrà il rischio di tramutarsi in pietra.

Ficcadenti lo avevamo nelle figurine fino a qualche anno fa, maglia gialloblù: adesso sembra il sosia di Sergio Conceicao e fino ad un certo punto hai tempo di dedicarti a queste piccolezze, tanto prima o poi arriverà: di testa o di piede, di Mirko o Daniele. Ma è come Godot, non arriva ’sto goal atteso, cercato, meritato, praticamente fatto. Prende corpo lo spettro silenzioso di Antonioli, che vola come i minuti che accelerano, da una parte all’altra, da un ricordo ad un’imprecazione, dal fenomeno che sembra alla variante impazzita che era. E il sudore profuso non è solo quello che esige il tasso di umidità: il Cesena picchia, poi mena, Gava lascia correre, anzi scivolare, che il ritmo a tratti è ancora quello del pattino, nelle intenzioni di Bogdani e compagni. Alla fine, come all’inizio, c’è però: si danna, si spende, si offende, si difende, si moltiplica: sta così bene che tutto il Cesena vuole litigarci, tutto insieme. Sembra strano dirlo ora, con l’eco di qualche sibilo di delusione ancora nelle orecchie, però c’è di che essere contenti, soddisfatti appagati: un così, non vale tre punti, ne vale tremila. Arriveranno, puntuali come assist, come conclusioni dalla distanza, come cambi di gioco tipo il decimo del primo tempo. Corre, aggredisce, ha prescia di chiudere i giochi: lui, come la Roma. Il bello del calcio d’agosto è che tra due giorni è finito.