La penna degli Altri 01/08/2010 11:14

Il sottosegretario Giro «Stadio a Tor Vergata»

GASPORT (A. CATAPANO) -  

«Perché ora la legge sugli stadi ha ripreso una marcia spedita, anche se il relatore, Claudio Barbaro, è un finiano... Ho voluto lanciare un messaggio al Comune, che dalla legge avrà molti benefici, e alle società: si facciano trovare pronte».

Cosa aveva di sbagliato il progetto Sensi?

«Sembrava la Fontana di Trevi di Totò... Concepito in un’area sbagliata (la Massimina, ndr), con vincoli ambientali e nei pressi di una delle Centralità contenute nel piano regolatore. Impossibile costruirlo lì, tanto che quel plastico è rimasto nel cassetto. Oggi c’è un’area, a Tor Vergata, vicino al progetto di Calatrava, senza alcun vincolo, subito a disposizione. Lì uno stadio si farebbe in tre anni. Le zone di Ponte Galeria e Centrale del Latte, invece, presentano dei problemi, ma se ne può discutere».

Ma lei parla di uno o due stadi?

«Un nuovo impianto dedicato al calcio è doveroso, anche in vista di Roma 2020. Non so chi ne diventerebbe il proprietario, se Roma, Comune, o entrambi. La Lazio? È ben accetta, a patto che Lotito abbandoni il suo progetto sulla Tiberina. Capisco che è un terreno del suocero, ma lì è proprio impossibile costruirlo».