La penna degli Altri 07/08/2010 14:19

Di Francesco «Se Adriano funziona è Roma da scudetto»

Sensazioni di questo amarcord?

«Il piacere di rivedere tanti amici e confrontarmi con una squadra vera. È il giorno della presentazione della squadra, è un orgoglio e una soddisfazione farlo con la Roma».

Qual è il calcio di Di Francesco?

«Propositivo, alla ricerca costante del gioco. Il punto di riferimento è la Spagna. Come diceva il mio maestro Zeman, alla lunga se giochi bene i risultati arrivano».

Che effetto fa rivedere Zeman a Foggia?

«Sono contento per lui. Ha fatto una scelta legata al cuore, al rapporto profondo col Foggia, ma credo anche che sentisse il bisogno di tornare sul campo».

È Zeman il suo modello?

«Il maestro dà tanti spunti. Il suo calcio è una miniera di schemi offensivi. Io cerco di mettere a frutto la sua esperienza, aggiungendo una cura della fase difensiva un pochino più attenta».

Che cosa pensa della Roma?

«Ha mantenuto l’ossatura dello scorso campionato e ha inserito un giocatore che, se riuscisse a tornare ai suoi livelli migliori, potrebbe dare un contributo decisivo. Con Adriano, la Roma potrebbe essere superiore alla squadra che ha conteso lo scudetto all’Inter».

è l’ultimo dei mohicani del terzo scudetto.

«È il più vecchio, mala qualità è intatta. È persino migliorato: ha aggiunto l’esperienza allo straordinario talento».

Che cosa le piace della Roma?

«Lo spirito. Ranieri è riuscito a compattare il gruppo in un momento difficile e in una à in cui mantenere l’equilibrio non è facile».

Sta sbocciando un fiore nella Roma, Menez.

«Il giorno in cui arrivò a Roma, mio figlio Federico mi chiese la sua maglia. La richiesta m’incuriosì, iniziai a seguirlo con attenzione. Alla fine, ho capito perché piace soprattutto ai giovani: ha fantasia e accende la fantasia».

I rapporti col vecchio amico Tommasi?

«L’ho sentito di recente, ma la cosa più divertente è che abbiamo giocato la finale playoff contro il Verona di cui è tifoso. Quando allenavo il Lanciano, l’avrei voluto in squadra, ma lui preferì la Cina».

Tommasi è uno di quegli uomini ai quali affidare il futuro del calcio?

«Può far bene al calcio per integrità morale. Lui può stare bene in qualsiasi posto: calcio, politica, tv. È integro moralmente, e quindi credibile».

Perché lasciò il posto da della Roma 2006?

«Avevo bisogno di staccare la spina, stare più vicino alla famiglia e sentivo stretto quel ruolo. Poi ho fatto il corso di allenatore e mi sono ritrovato in panchina, quasi per caso».