La penna degli Altri 10/08/2010 11:07

De Rossi sceglie Falcao

Il ricordo del Divino, nel numero e nell’anno, l’83, quello di nascita proprio di Daniele che, pur non avendo i riccioli del brasiliano, ha lo spirito da leader riconosciuto a Paulo Roberto. «E un numero che avrei voluto anche nella Roma. Ma quando potevo prenderlo, lo diedero invece a Mexes, già prima di fargli firmare il contratto...». L’allenatore era Cesare Prandelli. «Nella Roma ho il sedici, data di nascita di mia figlia Gaia. Qui il cinque, inseguito a lungo. Meno male che ho la fortuna di vestire due maglie». E di mettere la fascia al braccio. «Di passaggio, come nella Roma quando manca . Contano le presenze e presto torneranno Buffon e Pirlo. Ma non serve essere capitano per fare sentire il proprio peso in campo e nello spogliatoio. Penso a gente come Gattuso, Nesta, , Del Piero, importantissimi al mondiale, proprio come Buffon e Pirlo. Mi mancano loro e Cannavaro. Le loro battute».

Ora l’Italia è di altri. Di Cassano e Balotelli. Totò avrà il 10. «Ma non sono stato io a dargliela. Qui c’è una scaletta e Antonio poteva scegliere prima di altri. Quel numero non ha significati simbolici. Ma lui come caratteristiche, può metterla benissimo». Non come il 7 ottobre del 2006, per Italia-Ucraina all’Olimpico. Donadoni aveva dato il 10 di a Cassano. «Antonio non c’era, mi costrinsero a prenderla. A me, solo per non lasciarla a lui che nemmeno c’era. Per quieto vivere. Oggi a Roma non c’è più lo stesso livore. E i tifosi giallorossi non seguono la Nazionale. Per un senso di appartenenza, entrano allo stadio solo per la Roma. Non ci andrebbero nemmeno per fischiare Balotelli». Temi anticipati visto che l’Italia a ottobre potrebbe giocare con la Serbia proprio all’Olimpico. «Sono passati sei anni da quando Prandelli allenò Cassano a Roma» fa senza entrare nel merito di un rapporto mai nato tra i due. «Io, e Antonio eravamo legatissimi, poi ci fu qualche problema. Nel tempo abbiamo chiarito. Con lui non ho mai avuto niente di personale e non porto rancore. Al mondiale non sono mancati Balotelli e Cassano, ma tutti noi. Mario mi ha impressionato, Antonio ha i colpi che conosciamo. Con la fantasia può aiutarci. Ma il punto di riferimento dobbiamo esserlo tutti. Questi sono i primi giorni di scuola, poi le lezioni saranno più difficili. Si stanno comportando bene: ci mancherebbe altro, sono due allenamenti. Cassano è cambiato nell’atteggiamento: ora si guarda solo al suo talento, prima al fatto che mancava di rispetto a arbitri, tecnici, compagni e avversari. Tutti sappiamo che non bisogna commettere più certi errori».

Sugli oriundi si schiera con Prandelli. «Spetta solo a lui la decisione. E, a mettere i paletti, non può essere la Lega Nord che due mesi fa non tifava per noi e pensava più al risultato del Paraguay o della Nuova Zelanda. È il calcio che cambia: guardate quanto accade in Francia e Germania». Infine, sugli incidenti di domenica a e in generale sul calcio violento negli stadi, l’amara considerazione. "Che sia un’amichevole o una finale di coppa, non deve essere l’importanza di una gara a provocare e a giustificare la violenza. Purtroppo questa è una malattia del nostro calcio. E un po’ tutti dobbiamo fare qualcosa".