La penna degli Altri 02/07/2010 10:53

Tre scenari per il futuro

Per convincere Rosella Sensi a restare alla guida della Roma in attesa di trovare un compratore (o una cordata di acquirenti) la conciliazione deve soddisfare Italpetroli.

Paolo Fiorentino, numero due di Unicredit, ieri ha detto: «Speriamo in un accordo, ci lavorano gli avvocati. Non abbiamo dato mandato a Rothschild come advisor. Se entreremo in questo film ci porremo il problema di chi ingaggiare». Il punto nodale riguarda proprio la posizione di Rosella Sensi in una situazione transitoria.

Solo di fronte a una transazione accettabile l’attuale presidente si renderà disponibile a traghettare, per conto della banca, la società, in attesa che Unicredit trovi un compratore. Lunedì il presidente Ruperto tenterà una nuova conciliazione, ma non si può escludere, considerata la complessità dell’accordo, che si vada a sentenza. E in questo caso i tempi di una risoluzione dell’affare si allungano.

ACCORDO SENZA COMPRATORE: SENSI GESTORE ASPETTANDO UNA CORDATA.

Lunedì può diventare una gior­nata importante per il futuro della Roma. Se Unicredit e Ital­petroli, davanti al presidente Ruperto, trovano l’accordo per la conciliazione, la famiglia Sen­si affida con un mandato a ven­dere la Roma alla banca. Al mo­mento non risulta esserci un compratore per la società di cal­cio, per la quale Italpetroli ha dato una valutazione iniziale di 315 milioni. Se la banca prende in consegna la Roma dovrà ge­stirla, o chiedere a Rosella Sensi di continuare a gestirla, in un Consiglio d’amministrazione blindato e con potere decisiona­le pari allo zero.

Questa ipotesi sembra non es­sere gradita all’attuale presiden­te della Roma, che nella riunione del 23 giugno, all’iniziale richie­sta del rappresentante di Uni­credit, ha risposto gelida:« Volete la Roma? Prendetevela » .

Rosella Sensi gira con la scor­ta ed è stata contestata dopo aver sfiorato lo scudetto e la Coppa Italia, al termine di una stagione nella quale la Roma ha contra­stato l’Inter fino all’ultimo minu­to. Potrebbe accettare il ruolo di “ gestore” solo in caso di una conciliazione per lei soddisfa­cente. Altrimenti la banca dovrà affidarsi a un manager, un po’ come fece Capitalia con Masoni ai tempi della Lazio. Ma i vertici di Unicredit sono preoccupati di fronte all’idea di dover mandare avanti la Roma in tempi non quantificabili, se all’orizzonte non si profila un potenziale ac­quirente. Secondo fonti vicine al­la banca, i possibili compratori si manifesteranno solo quando la banca avrà materialmente il mandato a vendere della società di calcio. Fino a pochi mesi fa aveva manifestato il suo interes­se l’imprenditore farmaceutico Angelini. Unicredit potrebbe riunire in una cordata tre o quat­tro imprenditori e mantenere una piccola quota azionaria. In questo caso la conduzione della società sarebbe comunque affi­data a un manager gradito a tut­ti i componenti.

ACCORDO CON COMPRATORE: LA BANCA VENDE TUTTO, POTREBBE RISOLVERSI IN FRETTA

Se lunedì ha successo il tenta­tivo di conciliazione del presi­dente Ruperto, la Roma passa formalmente nelle mani di Uni­credit che ne dispone attraverso un mandato a vendere. La fami­glia Sensi in questi anni ha fatto il possibile per restare alla guida della società, mantenendo la squadra ai vertici del calcio ita­liano, sfiorando per due volte in tre anni lo scudetto. Proprio ieri Rosella Sensi è stato confermata per la terza volta per acclama­zione vice- presidente di Lega. Un riconoscimento da parte del mondo del calcio in un momento molto delicato per il futuro della Roma.

Se lunedì si arriva alla conci­liazione e la banca può vendere la Roma, con un eventuale com­pratore pronto a fare la sua of­ferta ci vorrebbero poche setti­mane per concretizzare il passaggio di mano. Ma l’imprendi­tore farmaceutico Francesco Angelini, che un anno fa era uscito allo scoperto, da quasi un mese ha fatto un passo indietro. Mercoledì si è registrata la smentita di Claudio Toti, che ha ecluso di farsi coinvolgere in una cordata. Ieri è stata la volta di Giovanni Malagò, uno degli uo­mini più potenti di Roma e can­didato a diventare il prossimo presidente del Coni, che ha pre­ferito non commentare un suo coinvolgimento nella questione-Roma.

Anche il gruppo Angeluc­ci, chiamato in causa ciclica­mente, ha smentito l’acquisizio­ne della Roma. Se la banca avesse avuto un compratore pronto a rilevare la società lo avrebbe fatto uscire allo scoperto il 4 giugno, in oc­casione della prima riunione del Collegio arbitrale. Ma così non è e l’istituto di credito sta lavoran­do per trovare una soluzione. Con il mandato a vendere in ma­no, la banca potrebbe gestire il passaggio di proprietà della Ro­ma nel giro di poche settimane. Un nuovo proprietario darebbe vita a forti cambiamenti nella di­rigenza e per prima cosa inseri­rebbe persone di sua fiducia nel­l’organigramma societario.

NESSUN ACCORDO: SI PROCEDE CON L'ARBITRATO MA TEMPI LUNGHI

Lunedì il professor Ruperto farà l’ultimo tentativo di con­ciliazione, ma se non si trova l’accordo, ognuna delle due parti farà le proprie richieste nell’istruttoria del lodo arbitra­le. Unicredit cercherà di con­cludere subito, mentre i legali di Italpetroli prenderanno tem­po, chiedendo una serie di con­sulenze tecniche che richiede­ranno tempi lunghi. L’accordo dipenderà da quelle che saran­no le valutazioni ai vari asset e quindi dal tipo di conciliazione che la banca offrirà alla fami­glia Sensi.

La distanza economica si è ri­dotta, ma quello che conta è la struttura complessiva dell’ac­cordo. Se si va al lodo arbitrale è prevista un’istruttoria e se uno degli arbitri richiederà una consulenza tecnica occorrono anche cinque mesi e quindi si andrebbe a finire a dicembre. Inoltre il lodo è sempre impu­gnabile da una delle parti sia presso la Corte di Appello e poi in Cassazione. In questo caso potrebbe passare ancora un an­no o diciotto mesi.

Il presidente Cesare Ruperto è deciso a trovare una base di accordo per la conciliazione, ma il rischio del lodo arbitrale è sempre dietro l’angolo. Resta valido il principio emerso nella riunione di ieri tra gli avvocati delle parti, Gambino e per Italpetroli e Carbonetti e Di Gravio per Unicredit, secon­do il quale tutti gli asset del gruppo Italpetroli, inclusa la società di calcio, devono essere a disposizione per colma­re il debito di 325 milioni matu­rato dalla holding della fami­glia Sensi nei confronti della banca.

Ci sono state profonde diver­genze sulle valutazioni di par­tenza fatte dalle parti sulla Ro­ma Calcio e sul comparto pe­trolifero. In caso di conciliazio­ne, alla famiglia Sensi dovreb­bero restare Villa Pacelli e l’al­bergo «Filippo II» a Porto Santo Stefano. Il lodo arbitrale inasprirebbe le posizioni tra Unicredit e Italpetroli.