La penna degli Altri 08/07/2010 11:39

Sensi-UniCredit atto finale

CONCILIAZIONE -Proviamo a immagina­re che ci sia il sì alla conciliazione. Che succederà? Intanto che questo sì sarà sintetizzato in una lettera d’intenti che, poi, nei successivi dieci giorni dovrà trasformarsi nell’accordo vero e pro­prio. Se sarà, il gruppo Italpetroli po­trebbe essere diviso in tre parti: la pri­ma con gli immobili che rimarranno ai Sensi; la seconda con tutti gli asset che passeranno nella disponibilità dellaBanca; la terza che sarà la stessa Italpe­troli svuotata di tutto meno che della Roma, con una nuova società che con­trollerà la Roma stessa con un Cda ri­strettissimo, tre membri (Rosella Sensi, l’avvoca­to Roberto Cappelli, il professor Attilio Zima­tore) che dovrà vendere il club (il cda della Ro­ma calcio invece rimar­rebbe lo stesso ma svuo­tato di qualsiasi potere decisionale). Soluzione, quest’ultima, che consentirebbe di non fare l’Opa, con il 51% della società gial­lorossa ancora in mano ai Sensi, ma conla contestuale firma su un mandato a vendere la stessa Roma.«In tre mesi troveremo un compratore»è stato det­to da qualcuno nella riunione di lunedì scorso ai rappresentan­ti di Italpetroli. La Sen­si, che continuerà a prendere il suo stipen­dio, ha incassato, chie­dendo però l’inserimen­to di alcune clausole nel mandato a vendere co­me un prezzo minimo di vendita (il valore della Roma in Borsa, tra i 120 e i 130 milioni di euro?), la tracciabilità dei soldi, la no­mina di un advisor importante. Advisorche, a meno di sorprese, sarà Banca Rotschild che, pur non avendo ancora il mandato in mano, da qualche settima­na è al lavoro. E ha già contattato di­versi possibili nuovi acquirenti, fra cui anche il fondo di George Soros. La ri­sposta?

«Siamo ancora troppo inaciditi per quello che è accaduto due anni fa, non ne vogliamo più sapere». Per ora, come possibile acquirente, rimane in piedi il nome della famiglia Angelucci che più fonti garantiscono essere inten­zionata ad acquistare il 60% della Ro­ma.

NON CONCILIAZIONE -Difficile che succe­da, ma in questa vicenda ormai non sipuò escludere nulla. In caso di manca­to accordo, non rimarrebbe che l’arbi­trato. Con il professor Ruperto inten­zionato a chiuderlo nel più breve tem­po possibile. Serviranno, in questo caso, comunque tre riunioni tra gli arbitri, poi scrivere la sentenza, quindi ufficia­lizzarla. Non semplicissimo fare tutto entro il 31 luglio come vorrebbe Ruper­to. E poi ci sarebbe la certificazione del bilancio di Italpetroli. Ieri l’Assemblea dei soci del gruppo è stata aperta e con­gelata in attesa delle risposte di oggi. In caso di mancata conciliazione, il rischio di non certificazione sarebbe altissimo con la conseguenza che ha una parola molto preoccupante: fallimento.