La penna degli Altri 05/07/2010 10:58

Sensi, l'atto finale

più valore. Sono in tanti a scommettere di sì, cioè che firmerà, anche perché non avrebbe alternative, ma sono anche molti a sostenere che Rosella è imprevedibile e quindi, alla fine non si sa mai. A supporto della seconda tesi c’è l’incontro avuto sabato a Palazzo Chigi con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, interpretato come l’ultimo, strenuo tentativo, della Sensi di non abdicare, o di ricavare il più possibile. Anche i vertici di Unicredit, ad esempio, non sono poi così convinti della firma, perché - sanno - che dire addio alla Roma è molto difficile. In questo caso, cioè se sarà “no”, si andrebbe all’arbitrato, che procrastinerebbe il problema per qualche altro mese (anche se poi rimarrebbe da certificare il bilancio di Italpetroli). Lodo che alla fine difficilmente vedrebbe la Sensi vincitrice. Quindi, l’accordo sottoscritto dagli avvocati delle due parti tre giorni fa, dovrebbe essere quello definitivo, quello accettato anche dalla numero uno della Roma e di Italpetroli. Non di buon grado, però.

Pare, dunque, poco in discussione la conciliazione che oggi ci sarà davanti al magistrato, il severissimo Cesare Ruperto. Quindi siamo all’ultima (forse) partita, prevista per mezzogiorno, con la Sensi protagonista insieme con i suoi avvocati e con i rappresentanti della banca che avanza i soldi, parecchi, (325 milioni verso Unicredit stessa, più gli 80 nei confronti di Mps). Ecco perché - si sostiene in ambienti economici - la Sensi non avrebbe alternative.

Ma che vuol dir firmare l’accordo? Che Italpetroli azzererebbe il debito totale, seppur perdendo vari beni, As Roma compresa. Unicredit a quel punto nominerebbe un trust per la gestione societaria e un advisor (in pole c‘è la banca Rothschild) per la vendita. C’è anche la (non da sottovalutare) possibilità che la stessa Rosella possa continuare come presidente o come amministratore delegato fino all’arrivo di un nuovo compratore (ma chi?), anche perché pochi giorni fa è stata confermata vice presidente di Lega, ruolo che potrà mantenere solo con un incarico tecnico all’interno di una società di calcio. La Sensi avrebbe chiamato il tecnico Ranieri, dicendogli che non cambierà nulla e che al suo ritorno rinnoverà il contratto.

Se invece Rosella dovesse rinunciare al ruolo di presidente immagine, si allontanerebbe definitivamente dal calcio. Le resteranno (a lei e alla sua famiglia) una serie di immobili dal valore di 25-30 milioni di euro. Non

pochi, ma non quello che voleva. Cambierà sicuramente il Cda della Roma, quindi di fatto il ruolo della Sensi sarebbe quello di manager non rappresentata (o unica rappresentante dei Sensi) dal Consiglio. E’ chiaro

che la struttura sportiva, Rosella o non Rosella, non sarà modificata, visto che i dirigenti attuali hanno ancora qualche anno di contratto. Tutto sarà azzerato se il nuovo proprietario, come sempre accade in questi casi,

porterà i suoi uomini. Unicredit, se non ci sarà questa benedetta intesa, potrebbe sollecitare una richiesta di fallimento di Italpetroli, in grave crisi di liquidità. Ormai ci siamo. La verità è alle porte, non manca molto.