La penna degli Altri 02/07/2010 13:32

La Roma baby azzanna, domina il Tridente

i rispettivi campionati interpretando schemi diversi, che però sono state capaci di riadattare in corsa, a seconda dell’andamento delle singole partite. Vediamo allora quali sono stati i moduli che hanno caratterizzato la stagione di De Rossi, Stramaccioni e Montella.
 
PRIMAVERA - Quella conclusa un mese e mezzo fa è stata un’annata all’insegna della continuità sotto il punto di vista tattico. Alberto ha infatti portato a compimento un lavoro sul iniziato nella scorsa stagione, che ha trovato in Pettinari, Scardina e Sciarra i suoi interpreti ideali.
 
Se per Stefano quello del ruolo non è mai stato un problema ("con il talento che ha, può giocare dappertutto", ha detto di lui il suo primo allenatore Manfré), a beneficiare in termini di presenze e reti della trasformazione in attaccante esterno è stato Daniele Sciarra. L’ex , da pochi giorni passato in prestito all’Aversa Normanna, si è reso protagonista di un’ottima stagione, grazie al ruolo che il tecnico è riuscito a ritagliare per lui. Schierato a sinistra del fronte d’attacco, ha rappresentato un po’ il jolly del reparto offensivo romanista.
 
Quanto al centrocampo (orfano da gennaio di uno come Bertolacci), formidabile il terzetto composto da Citro, e Stoian. Precisi, ordinati e solidi, i tre si sono alternati in cabina di regia, distribuendo palloni in avanti. Finché ha potuto fare il suo gioco, la Roma ha dominato. Le difficoltà sono arrivate quando è stata costretta a fare i conti con avversari capaci di bloccare i centrocampisti e impedire le ripartenze, come successo a Verona nell’andata degli ottavi. Al punto da indurre a schierare nellagara di ritorno un inedito 4-4-2 (l’unico precedente era la sfida interna pareggiata con la Salernitana). Scardina e Montini hanno però mostrato qualche problema di convivenza, forse anche per l’eccessiva distanza fra centrocampo e attacco. Ha vinto insomma la soluzione con le tre punte, che ha permesso alla Roma di chiudere la regular season forte del miglior attacco d’Italia.
 
ALLIEVI NAZIONALI - Il capolavoro degli Allievi Nazionali campioni d’Italia non può prescindere dall’interpretazione che i ’93 hanno saputo dare di un modulo che ha oscillato fra il e il .
 
Stramaccioni ha fatto dei suoi ragazzi una macchina perfetta o quasi. Meccanismi provati e riprovati nel corso di lunghesedute di allenamento, che hanno permesso a Piscitella e compagni di giocare quasi a memoria.
Prima caratteristica degli schemi by Stramaccioni, la tendenza a privilegiare le fasce. Sabelli-Piscitella a destra, Amendola-Caprari a sinistra. Queste le accoppiate vincenti con cui la Roma ha sbancato il campionato.
 
Passaggi nello stretto, triangolazioni in velocità e sovrapposizioni dei terzini, gli ingredienti di un mix esplosivo quanto spettacolare. Rischio di esporsi al contropiede avversario? No, perché ogni volta che Amendola o
Sabelli si sganciavano sulle rispettive corsie, i due centrali difensivi (Carboni e uno fra Caratelli e Orchi) si allargavano per coprire loro le spalle, mentre a riempire il vuoto creatosi al centro ci pensava il vertice basso del centrocampo a tre (Ciciretti nella prima parte della stagione, Verre nell’ultima). Movimenti in cui nulla viene lasciato al caso.
 
Un discorso a parte merita l’attacco, privo di un vero e proprio centravanti. Nel ruolo di punta centrale si sono così alternati Bongoura, Buscia e Leonardi, tre giocatori con caratteristiche molto diverse, ma che si sono dimostrati tatticamente determinanti con la loro capacità di non dare punti di riferimento agli avversari. L’atipica annata dei ’93 (pochi giocatori sopra il metro e ottanta, ma tecnica e velocità da vendere) ha fatto mangiare la
polvere a tutta Italia con una merce sempre più raranel nostro calcio: la qualità.
 
GIOVANISSIMI NAZIONALI - Per i Giovanissimi Nazionali vicecampioni d’Italia, quella relativa alla tattica è stata una questione che ha attraversato tutti i momenti importanti della stagione. Una premessa, però, è d’obbligo: se il modulo con cui l’Aeroplanino ha schierato la sua squadra è rimasto quasi sempre lo stesso, gli interpreti si sono alternati di partita in partita.
 
Montella ha cominciato la stagione con un a forte vocazione offensiva, che gli consentiva di sfruttare al meglio tutto il potenziale d’attacco che aveva in rosa. Il primo banco di prova importante è stato, però, il derby d’andata contro la Lazio. Al "Gentili", decisivo è il cambio di modulo operato dal tecnico fra primo e secondo tempo, con il passaggio a un più ordinato 4-4-2. La mossa dello scacco matto per Top Gun, che riesce a cogliere la vittoria allo scadere.
 
Sugli scudi Cristian Anastasio, eclettico esterno d’attacco che anche in seguito si sarebbe rivelato preziosissimo. Poco prima di Natale, il si trasforma in , schema che diventa definitivo
con il rientro di Giordano Casciani. Dopo aver concluso la regular season con appena una sconfitta
(peraltro arrivata con la qualificazione ai playoff già al sicuro da tempo), la Roma ha trovato sulla sua strada un osso duro come il . Nel ritorno degli ottavi, è ancora decisivo un cambio tattico nell’intervallo, quello che avanza Anastasio dalla linea dei terzini a quella degli attaccanti per aggiungere un pizzico di equilibrio alla squadra. È la stessa mossa che sarà alla base della straordinaria rimonta sulla Reggina (da 0-2 a 4-2) nella
prima giornata delle final-eight. Al di là di tutti i moduli, però, Montella ha potuto contare su un Ferri in stato di grazia. Per quelli come lui, la tattica viene dopo.