La penna degli Altri 19/07/2010 03:36

«Inter, stavolta tocca a noi»

 

C’è differenza tra il metodo di lavoro di Ranieri e quello di Spalletti?
 
Sì, è cambiato abbastanza. Il Capanna predilige di più le distanze brevi mentre prima eravamo abituati alle distanze lunghe. Sinceramente è un modo nuovo di lavorare per quasi tutti noi. Per certi versi sono anche curiosi per come reagiremo a questo modo di lavorare e poi non si fa più della forza specifica in palestra ma corsa applicata. Siamo molto curiosi di vedere come andrà.
 
Avete parlato del modulo di gioco?
 
Sinceramente no. Non ne abbiamo parlato. Anche nella passata stagione il mister non si è mai fossilizzato su solo un modulo. Abbiamo giocato in mezzo al campo a tre e a quattro, quindi non credo sia un problema.
 
Vedendovi al lavoro si osserva una grande tranquillità.
 
I nostri allenamenti sono sempre stati così anche durante la stagione, anche nei periodi non molto felici. Il gruppo è stato sempre bello unito e sorridente, sempre scherzoso. Ci sono momenti in cui le cose vanno meno bene e quindi c’è coscienza della situazione e più attenzione nei particolari. E’ un momento in cui si può anche scherzare perché siamo lontani dal campionato.
 
La questione societaria vi preoccupa?
 
Noi dobbiamo pensare al lavoro in mezzo al campo. Ci sono altre persone, professionisti, che devono pensare alle altre situazioni.
 
Gli arrivi di Simplicio e Adriano migliorano la Roma?
 
Sono andati via giocatori molto importanti. E’ andato via Toni, Tonetto, Motta...sono andati via giocatori che per un motivo o per un altro erano importanti. Sono arrivati giocatori che negli anni passati hanno fatto veramente bene. Adriano ha sempre fatto gol, Simplicio sa fare tutte le fasi, sia difensiva che offensiva. Siamo un buon gruppo. A differenza degli anni passati c’è una rosa un po’più larga.
 
Sulla questione societaria Ranieri come riesce a tranquillizzarvi?
 
Ci ha tranquillizzato il presidente il primo giorno di ritiro. L’abbiamo vista molto serena. D’altra parte noi dobbiamo solo ringraziarla questa famiglia. Non bisogna dimenticare quello che ha fatto la famiglia Sensi per questa società. Sono arrivato sei anni fa e la situazione era già un po’ delicata. In questi sei anni hanno sempre lasciato una squadra hai vertici. Ci hanno portato per due anni a lottare contro una corazzata come l’Inter. Per due anni campioni d’Italia a mezz’ora dalla fine. Abbiamo vinto due Coppa Italia e per due anni siamo stati la squadra a rappresentare nei quarti la nostra nazione in . Hanno sempre tenuto la squadra al vertice. Prima che arrivassi io ha anche vinto uno scudetto e una coppa. Io credo che si debba solo ringraziare la famiglia e basta.


Quali sono gli obiettivi stagionali, confermarvi o fare meglio?
 
Il nostro obiettivo è sempre quello di migliorarsi. Sarà difficile perché lo scorso anno abbiamo fatto delle cose incredibili. Siamo partiti male e abbiamo fatto una rincorsa eccezionale. Pensavamo di arrivare quarti, poi terzi, poi secondi, poi addirittura abbiamo fatto un sorpasso che c’è rimasto in gola. Cercheremo di partire meglio rispetto alla passata stagione.
 
La delusione per i Mondiali?
 
Io la delusione non l’ho mai avuta. Erano cose che mi aspettavo, non ho mai pensato, sinceramente, di andare al Mondiale. C’ho sperato fino alla fine ma segnali positivi non ne ho mai avuti. Sono stato realista. Se Lippi ha deciso di non chiamarmi avrà avuto i suoi motivi.
 
Il Mondiale ha dimostrato che il calcio italiano è rimasto indietro. Si parla di molti stranieri ed hanno anche bloccato l’arrivo di extra-comunitari?
 
E’ un discorso molto più ampio. Avendo un campionato meno importante, gli stanieri vanno a giocare nei campionati esteri e fanno la . I nostri giovani purtroppo giocano nelle squadre minori e non acquisiscono esperienza internazionale. E questo significa molto, perché giocare una partita in o giocarla in campionato sono due cose totalmente differenti. Per non parlare della Nazionale. La casacca della Nazionale pesa perché c’è molta pressione e ti rendi conto che rappresenti il tuo paese e anche se hai qualità tecniche fai fatica perché mentalmente non sei pronto per affrontare certi impegni. Non era il momento giusto per fare la riforma sugli extracomunitari perché c’erano delle trattative in corso.
 
Come vi approcciate alla nuova stagione?
 
Ripeterci è difficile, ma dobbiamo provare a iniziare meglio perchè non vogliamo dare un vantaggio all’Inter.


Per lo scudetto sarà una corsa a due con l’Inter?
 
Spero di sì, anche se con un finale diverso. La ha cambiato tanto. Alla fine le squadre sono sempre le stesse: Roma, Inter, Milan, e magari qualche sorpresa.
 
L’addio di Mourinho può essere un handicap per l’Inter?
 
Era un bel faro per la squadra. Sono rimasti un po’ spiazzati dall’addio del portoghese ma Benitez è un grande allenatore e spero faccia meno bene di Mourinho.
 
Hai giocato in tutti i ruoli del centrocampo. Ti dà fastidio non avere un ruolo fisso?
 
No, è solo un’arma in più a mia disposizione.
 
Quanti anni ancora senti di poter giocare per la Roma?
 
Sono abituato a essere a scadenza di contratto. Cerco di lavorare con serenità e con entusiasmo, mi piacerebbe molto restare a Roma perché sto molto bene qui.


Cosa è mancato a questo gruppo per vincere lo scudetto?
 
Non lo so. In alcune situazioni la fortuna ha influito. Pensiamo spesso alla partita con la Samp in cui dovevamo essere sul 3-0 al primo tempo e alla fine abbiamo perso. Dobbiamo guardare avanti però. Proveremo ad arrivare in fondo a tutto le competizioni. Tutto sta nel partire bene e prende entusiasmo.


Con l’arrivo di Prandelli potresti tornare in Nazionale?
 
Non lo so. C’è anche voglia di ringiovanire la rosa. Io non chiudo la porta a nessuno.
 
Avete parlato anche di premi con la dirigenza?
 
No, mai. Abbiamo parlato sempre di partita in partita anche in . Era la società a decidere per i premi.
 
Adriano come lo hai visto?
 
Molto carico ed è sempre uno con la battuta pronta. Farà sicuramente una grande stagione.