La penna degli Altri 04/07/2010 04:12

Falcao scelse via Fusco Manfredini a Spinaceto

Per il resto, per quello che riguarda la toponomastica romanista si deve evidenziare un vero spartiacque fra la prima generazione di stranieri della Lupa e quella che si radicherà nella capitale all’indomani degli Anni 60. Arturo Chini Luduena, il primo straniero della nostra storia all’ inizio degli Anni 30 viveva a Via Cassiodoro, a quattro passi da Piazza Adriana e dalla sede della Fortitudo, nel rione Borgo. E’ ancora la Roma dei rioni in cui tutti conoscono tutti, in cui non esistono divi e non esiste separazione tra la gente e i suoi beniamini. Del resto, Herbert Burgess, tecnico di quegli anni, prima di tornarsene nella sua Manchester, aveva preso dimora addirittura ai margini del campo di Testaccio, in un piccolo casale con tanto di stemma sociale le cui finestre davano direttamente sull’area di rigore del campo. All’argentino Scopelli venne invece trovata una casa a San Saba, rione che doveva la propria urbanistica proprio a Quadrio Pirani, lo stesso architetto che aveva progettato le case popolari di Testaccio. Ancora nel 1942, Pantò, l’argentino che contribuirà al primo scudetto della Lupa, si stabilirà a Via Dei Gracchi, praticamente adiacente a Via Cassiodoro, a un tirò di schioppo da Viale Giulio Cesare. Dopo gli Anni 60, questa completa assimilazione degli stranieri nel tessuto popolare romano subì una prima trasformazione.

Non si trattava, di una svolta snobistica, il cambiamento più che altro nasceva dall’esigenza di tranquillità che la società avvertiva per i propri atleti. Prototipo di questo nuovo corso è Pedro Manfredini, come innamorato perso del mare. Quando “Piedone” lascerà l’Italia per andare a giocare in Cile, dirà di aver trascorso il periodo più bello della sua carriera proprio in quel paese: «Vivevo a Santiago del Cile, dopo la partita andavo a casa in metropolitana e alla fine degli allenamenti me ne andavo a pescare». Un uomo di questa tempra non poteva che scegliere di vivere a Spinaceto aprendo un Bar a Ostia, meta delle sue irrinunciabili escursioni da pescatore. Il calcio, i suoi protagonisti, il mondo stesso sta cambiando e tutto diventa più veloce. La casa, spesso, è un albergo. La soluzione venne adottata dal taciturno Dino Da Costa, che divise con il Panetti la residenza a Via Monteverdi, a ridosso del verde e della pace di Villa Borghese. Più tardi, all’inizio degli Anni 60, Luis Del Sol, con Zigoni e Vieri si accasò all’Hotel Leonardo Da Vinci, per non parlare della folla di giocatori romanisti, Cerezo compreso, che soggiornarono per un periodo, più o meno lungo, all’Hotel Villa Pamphili. La nostra carrellata si chiude con Casal Palocco. Nel film “Caro Diario”, Nanni Moretti dice: «Casal Palocco: passando accanto a queste case sento tutto un odore di tute indossate a posto dei vestiti, un odore di videocassette, cani in giardino a fare da guardia e pizze già pronte in scatole di cartone. Ma perché sono venuti a vivere quaggiù 30 anni fa? Dicono: “Ma guardi che verde, la tranquillità?” Ma negli anni 60 Roma era bellissima». Da Batistuta a Mexes e Menez i lupi hanno iniziato a scegliere Casal Palocco, come loro dimora. C’è una distanza nuova, figlia dei tempi, ora siamo curiosi di osservare la scelta di Adriano.