La penna degli Altri 17/07/2010 11:36
E il capitano tifa per gli arabi: «Spero in uno sceicco»

È una possibilità. E se lo dice il più romano di tutti...«Chi la compra la Roma? A saperlo, ma speriamo qualche sceicco...», lha buttata là ieri Francesco Totti, già accarezzando lidea. «Se un domani dovesse venire uno sceicco, un arabo e spendesse 200-300 milioni...». La pulce... Ecco. Se lo dice il capitano è il ragionamento del tifoso , lui sicuramente qualcosa sa, e allora... Ma diceva così per dire? O qualcuno gli ha messo la pulce nellorecchio? Sicuramente Totti sa bene chi è Alessandro Daffina, lamministratore delegato per lItalia di Rothschild, la banca daffari guarda caso molto attiva nei paesi arabi che deve trovare e selezionare nuovi acquirentiper la Roma. Daffina, 50 anni, sembra proprio luomo al giusto al posto giusto: amico del sindaco Gianni Alemanno, che gli ha affidato la pratica Acea, romanista, già protagonista nella vicenda Soros. Due anni fa, fu Daffina a comunicare al clan Totti la possibilità di un accordo con il magnate ungherese. Ora, volontaria o involontaria che sia stata, la battuta di Totti alza il livello della partita dalle chiacchiere romane ai petroldollari arabi e ha il sapore dello sdoganamento: re, sceicchi o emiri, fatevi avanti. Non è un passaggio da poco: Roma non è Londra, è la culla della cristianità, lingresso di capitali musulmani sarebbe una svolta.
Chi si rivede Intanto, per trattare con quel modo diventa fondamentale un intermediario. E questo ruolo potrebbe ricoprirlo Tarak Ben Ammar. Il produttore cinematografico tunisino, socio e amico di Berlusconi e consigliere di Mediobanca, è lunico che possa trovare investitori arabi per la Roma con una certa dimistichezza. Secondo qualcuno ci sarebbe lui dietro il contatto dellaltro giorno tra UniCredit e la famiglia reale saudita. E del resto un anno fa, nei giorni della visita romana di Gheddafi, Tarak ebbe lincarico da Geronzi di contattare i libici e sondarne la disponibilità, ma quellapproccio fallì. Ma i romani no Dura la vita dellintermediario. A questo giro bisogna trovare qualcuno disposto a investire 150-200 milioni (tanto potrebbe valere la Roma) in unsettore in cui i diritti televisivi li gestiscono altri e lo stadio di proprietà è ancora una chimera. In Italia dicono: ma chi se li è persi? Già qualche anno fa, Morgan Stanley provò a sondare il mercato italiano, ma niente. Fu coinvolto nelloperazione anche il fondo Clessidra del romanista Claudio Sposito, richiamato pure negli ultimi mesi, prima per affiancare Angelini e poi per sondare potenziali investitori italiani. Mentre UniCredit che martedì firmerà con la Sensi laccordo definitivo, approvato pure da Monte dei Paschi prima di guardare allestero, si era rivolta al patron di Geox Polegato e a Leonardo Del Vecchio di Luxottica, ricavando solo garbati rifiuti. A Roma va anche peggio. Al netto degli sbalzi umorali di Francesco Angelini e delle chiacchiere su Giampaolo Angelucci, e considerato pure che a Caltagirone il calcio non interessa, la Roma non è più cosa per i romani.