La penna degli Altri 08/07/2010 11:45

Calenda: «Vi svelo il colpo Adriano»

Quando è cominciata la trattativa per Adriano?

«Tanto tempo fa. Settembre 2009, ap­pena concluso il mercato estivo dello scorso anno».

Come è nata?

«E’ stata una mia iniziativa. Si sapeva che la Roma cercava una prima punta. Sono andato a Trigoria, ho parlato con la dirigenza e gli ho chiesto: lo volete Adria­no? Mi hanno risposto positivamente e lì è cominciato tutto».

Adriano quando ha saputo che la Roma voleva riportarlo in Italia?

«Nell’ottobre dello scorso anno. Si è su­bito dimostrato interessato».

Interessato perché?

«E’ sempre stato affascinato da Roma e dai suoi tifosi, lo avevano conquistato da avversario, gli piaceva l’idea di diventa­re un giocatore della Roma. Nel passato campionato ha seguito tutte le partite della squadra di Ranieri, affascinato dal gioco che lui diceva alla brasiliana dei giallorossi».

Perché allora non è arri­vato a gennaio?

«Ci abbiamo provato, ma lui aveva un impegno con il Flamengo, voleva vince­re lo scudetto e provare a fare la stessa cosa con la coppa Libertadores».

Non avete però mollato la presa nonostante l’arri­vo a Trigoria di Toni.

«No, non abbiamo mollato per niente. Io ho fatto diversi viaggi a Rio per incon­trare il giocatore, spiegargli il progetto Roma, riferirgli pensieri e parole dello staff giallorosso. La trattativa così è ri­masta aperta con Adriano che ha comin­ciato a tifare sempre di più la squadra giallorossa».

Quando ha capito che sarebbe diventa­to un giocatore della Roma?

«Nel momento in cui ha cominciato a rifiutare le tante, vi assicuro, tante offer­te che gli arrivavano».

Da parte di chi?

«Ci sono state almeno tre squadre ita­liane che hanno provato a prenderlo».

Quali?

«Milan, e ».

E poi chi altro?

« Il Manchester per esempio. In questi mesi è arrivata anche una solidis­sima offerta da parte di un club arabo. Così come al Flamengo hanno provato di tutto per trattenerlo, offrendogli tantis­simi soldi. Lì ho capito che era fatta, cioè che Adriano aveva scelto la Roma».

Non è stata quindi una scelta di soldi.

«Lo posso escludere nel­la maniera più assoluta. Forse qualcuno non si ren­de conto della potenza me­diatica e del nome che an­cora oggi ha Adriano. Stia­mo parlando di un giocato­re che fa la differenza, di un campione vero. Oggi con l’arrivo di Adriano, la Roma avendo anche , può dire di avere i due giocatori media­ticamente più incredibili al mondo».

Qual è stata la chiave vincente di que­sta trattativa?

«La stima e la fiducia».

Cioè?

«La stima e la fiducia che la Roma ha sempre dimostrato al giocatore, sin dal primo contatto. Adriano è un ragazzo di una sensibilità incredibile, per lui senti­re l’affetto di chi lo circonda, è un fatto­re fondamentale. Se poi avverte anche la stima nei suoi confronti, allora è un ra­gazzo che ti regala il suo cuore e dà tutto se stesso. Roma in questo senso è la piaz­za perfetta per lui. Sono convinto che in maglia giallorossa tornerà l’Imperatore e la Roma avrà fatto il miglior affare pos­sibile ».

Se dovesse riandare a un episodio de­cisivo di questa trattativa, cosa ci rac­conterebbe?

«Una telefonata».

Tra chi?

«Rosella Sensi e Adriano».

Quando?

«La data è facile da ricor­dare, era il giorno della fi­nale di Lea­gue » .

Ventidue maggio quindi. Che è accaduto in quella telefonata?

« Il presidente della Ro­ma ha usato le parole giu­ste, decisive per conquistare definitiva­mente il giocatore. Lo ha fatto sentire co­me un fratello minore, come in una fami­glia. Lo ha conquistato. Da quella telefo­nata tutto è andato in discesa».

Diventata fumata bianca con il viaggio del direttore sportivo Daniele Pradè a Rio de Janeiro.

«Vero. Il più era stato già fatto, ma in quella cena a Ipanema, Daniele ha usato toni e parole giuste, ha fatto capire al gio­catore come fosse indispensabile per un progetto vincente della Roma. In quella serata di fatto sono state messe le firme».

Poi siglate a Villa Pacelli.

«Dove Adriano ha capito sempre di più di aver fatto la scelta giusta. La signora Maria che gli ha fatto il caffè, non la di­menticherà mai».