La penna degli Altri 06/07/2010 18:47

Bilanci a posto potenziale alto

«Anni magici» Da stasera, se la Italpetroli e UniCredit firmeranno questa benedetta lettera d’intenti preludio all’accordo definitivo, per la prima volta dopo 17 anni la Roma sarà ufficialmente in vendita. Cambierà poco se la Sensi nei prossimi mesi resterà la proprietaria o farà solo la traghettatrice. Comunque sia, quando l’advisor avrà trovato un compratore serio e affidabile (è innanzitutto interesse della banca, che deve rientrare del debito), la Roma sarà venduta. E, dunque, ci si guarda indietro. «Sono stati anni magici, quasi irripetibili. Anni di cuore, gioie e grandi risultati», scriveva ieri Sabrina Ferilli. «Miracoli», la definizione di D’Alema. In 17 anni, uno scudetto, cinque coppe Italia, una Supercoppa. Sei secondi posti, due volte ai quarti di . Ottimi risultati, riletti con gli investimenti di papà Franco. Forse davvero autentici miracoli, visti con l’autofinanziamento della figlia Rosella.

Numeri vincenti Già, come ha potuto una Roma autogestita reggere il passo della corazzata Inter? Renderle la vita tanto difficile e contenderle fino all’ultimo un paio di scudetti senza gli assegni di un Moratti? Oltretutto, riuscendo ogni anno a pareggiare i bilanci, contenere al minimo consentito i debiti, rispettare i severi parametri imposti dalla Consob? Dal 2004 — anno del primo accordo di riscadenzamento del debito con l’allora Capitalia — abbiamo imparato cosa significa autofinanziarsi, contenere il monte ingaggi entro dimensioni normali, ottenere il massimo dai diritti tv, fare dei risultati della squadra la condizione per restare competitivi, vendere giocatori importanti ma non indispensabili (Chivu, Mancini e Aquilani negli ultimi tre anni) e sostituirli con calciatori da rilanciare o giovani scommesse, molto spesso «parametri zero». In sei anni la Roma prima si è ripulita imponendosi cessioni dolorose ( e Samuel), poi si è rilanciata. Oggi ha un centinaio di dipendenti, il quarto monte ingaggi della serie A (poco più di 80 milioni, unico top player, molto menodi Inter, Milan e ), incassa circa 75 milioni dalle tv (ma con i diritti collettivi saranno dieci in meno), ha appena rinnovato ottime sponsorizzazioni con Wind e Kappa (fino al 2017, per circa 50 milioni totali).

Ma senza ... Non sono tutte rose e fiori, però. Autofinanziarsi comporta anche avere grandi difficoltà appena diminuiscono i ricavi. L’ultimo bilancio approvato a novembre, con i conti al 30 giugno 2009, lo dimostra: in una stagione senza i ricavi sono scesi rispetto al 2008 da 189 a 160 milioni e i costi sono rimasti stazionari, passando da 146 a 147 milioni. Il prossimo anno andrà sicuramente meglio, ma intanto la Roma è arrivata al termine di questa stagione col fiato corto, le casse vuote e ha fatto i salti mortali per pagare gli stipendi arretrati ai calciatori e iscriversi al campionato. La documentazione per Lega e Covisoc è partita l’ultimo giorno utile, quando è arrivata la prima tranche dei diritti tv della prossima stagione. E ora è impensabile programmare investimenti, anche per pochi euro, almeno finché non arriveranno le prime rate dagli sponsor o non riusciranno le cessioni di Doni e Julio Baptista. Per questo non si sa come pagare Burdisso, acquistare Behrami e rinnovare i contratti di Ranieri, Montali e .

La transizione UniCredit ha spiegato più volte che appena firmato l’accordo nominerà un advisor (Rothschild), che avrà il compito di valorizzare e vendere il club, ma senza spenderci un centesimo. Come si fa? Sarà uno dei compiti del consiglio di amministrazione della nuova società che controllerà la Roma, snello ed efficiente. Lo comporranno Rosella Sensi, l’avvocato di UniCredit Roberto Capelli e un manager di nomina bancaria, probabilmente Attilio Zimatore. La banca, poi, è convinta che la Roma abbia un management di grande livello, capace se messo nelle condizioni di rendere la società più moderna ed efficiente, soprattutto in certi settori: marketing, comunicazione e merchandising, sfruttato ancora in modo «primitivo» .

Ma quanto costa la Roma? È il domandone. Il valore di Borsa del club aggiornato a ieri è 129 milioni. Quando hanno cominciato la trattativa, per la bancanonvaleva molto più di questa cifra, per la Sensi non meno di 300. Due anni fa George Soros offrì 283 milioni. Oggi ne bastano poco più di 200, probabilmente. Per questo chi comprerà la Roma farà un affare. E, se vorrà, potrà finalmente avviare la costruzione di uno stadio di proprietà. Ma chi? Giovanni Malagò, uno che frequenta gli ambienti giusti e da un po’ viene accostato alla Roma, ci gioca un po’: «Lo so, ma non lo posso dire». Lo dica almeno alla Ferilli, così si tranquillizza.