La penna degli Altri 16/06/2010 11:57

Pepe story Il ragazzo di Albano cresciuto con Conti

Prima al Lecco, senza gloria, finché a 19 anni un futuro dirigente giallorosso gli cambia la vita. Si tratta di Daniele Pradè, attuale d.s. della Roma, che nel 1992 lo porta al Teramo, in C1. «Eravamo il Real Madrid della categoria e sfiorammo la promozione in serie B», ha raccontato Pradè. Ecco, nella squadra abruzzese Simone si guadagna il soprannome di «Tottino», che porterà con sé al Palermo, al Piacenza e nella sua prima esperienza all’Udinese.

Ma a regalargli il futuro azzurro sarà ancora una volta l’Abruzzo, che si materializza nei panni dell’allenatore Marco Giampaolo, che a Cagliari gli cambia ruolo trasformandolo da seconda punta a tornante. È la svolta della carriera, la svolta che ha trasportato Simone Pepe fino alle sponde dell’Atlantico, dove il Green Point Stadium lunedì illuminava la notte di à del Capo. Adesso l’Italia è anche sua. Per questo Simone ricorda, e non vuole più tornare indietro. Effetto «Mi ha fatto effetto vederlo accanto a me— ha detto il centrocampista azzurro —. Eravamo ragazzini, insieme andavamo sui campi in terra battuta di Osimo e Terracina e adesso ci siamo ritrovati qui a giocare per l’Italia. Per questo ho detto a Simone di ricordarsi da dove siamo venuti». E lui lo ha fatto, spedendo in mezzo all’area quella palla su cui Daniele ha costruito un pareggio importante, contro il Paraguay all’esordio di questo mondiale. «Quando mi ha detto quelle parole mi sono emozionato — ha raccontato Pepe, il ragazzo di Albano Laziale, vera rivelazione azzurra contro il Paraguay — e ho fatto come lui, che in campo ci ha messo il cuore e l’anima. Lui è un giocatore fondamentale per questo gruppo, che ha lo spirito giusto per andare lontano». Classe 1983. Per gli scherzi del destino, proprio su quei campi in terra battuta fondamentale lo era di più Pepe, uno degli «enfant prodige» di quella nidiata cresciuta sotto la supervisione di Bruno Conti. "Quando è arrivato alla Roma anche giocava da attaccante - racconta — perciò altri giocatori in quella posizione facevano meglio di lui. Simone invece era già un gioiellino, insieme ad Aquilani"

(Sudafrica) Quel calcio d’angolo da sinistra sembrava quasi una cartolina con su scritto: mi ricordo. Simone Pepe, calciando la palla ad effetto, rispondeva così all’esortazione che gli aveva fatto un attimo prima di scendere in campo, quando l’emozione dell’esordio aggrovigliava lo stomaco ad entrambi.