La penna degli Altri 12/06/2010 07:27

L’inizio triste di Mandela

Sul sito della Nelson Mandela Foundation si sono persino scusati: «Per lui sarebbe inappropriato partecipare personalmente alle celebrazioni per l’apertura dei Mondiali». Lo spettacolo è andati avanti lo stesso. Lo pretendeva il copione. La cerimonia di Johannesburg è stata un trionfo dell’Africa, tra canti e colori, nazioni e razze, tra l’inno mondiale "Sign of victory" cantato dalla popstar Kelly e la tromba leggendaria di Hugh Masekela. E se il calcio è nato in Paraguay come dice l’Osservatore Romano, o in Inghilterra come dicono tutti, qua sono andati oltre. Lo slogan è "welcoming the world home". Benvenuti nella casa del mondo. Il resto è l’oppio dei popoli. È il Calcio. Sudafrica e Messico l’hanno onorato come hanno potuto, e sicuramente meglio di come ha fatto l’Italia nel penultimo test proprio con i messicani. È finita 1-1. È finita come è iniziata. Tra il ronzio di migliaia di vuvuzela, che al vantaggio di Tshabalala hanno costretto la seconda voce di Sky, Bergomi, quasi ad urlare. Un sinistro all’incrocio dei pali difesi dall’indecente Perez. Chissà se , on the road tra Miami e New York, avrà visto il pareggio di Marquez. Non tanto per il gol, un colpetto da due metri, quanto per il dopo. Un pollicione succhiato che produce due effetti. Uno negativo: rovina una festa leggendaria. Uno positivo: zittisce le vuvuzela. Momentaneamente, purtroppo.