La penna degli Altri 10/06/2010 10:59
De Rossi: «Se sono così è grazie a Capello»

E così, nel giorno in cui, con la presentazione di Adriano, è partita la Roma del futuro, Danielino è tornato su quella del passato. Un salto indietro di sette, otto anni. A quando sulla panchina romanista cera ancora Fabio Capello e lui era un ragazzino che muoveva i primi passi nel calcio che conta. «Capello mi ha reso il giocatore che sono oggi» ha detto Daniele su quello che fu il suo tecnico e che ora è luomo alla guida della nazionale di Sua Maestà. Ed è proprio don Fabio il motivo per cui lInghilterra può tornare a vincere a 44 anni dallunico trionfo Mondiale della sua storia. «Lui sa interpretare alla perfezione il talento e il pensiero di ciascun giocatore - ha proseguito De Rossi -. I giocatori vogliono dare il massimo per lui. Tramite questo Capello sta facendo la differenza anche con lInghilterra». Tanto per dargli ragione, ieri don Fabio si è reso protagonista di una lite con i fotografi al seguito della Nazionale colpevoli di aver tentato di "rubare" delle immagini dello spogliatoio. Lui li ha cacciati via urlandogli nelle orecchie «Why, perché ?».
Le strade dei due non si incroceranno prima delle semifinali, non prima quindi di luglio. Quando Adriano, reduce dalle vacanze in Sardegna e in Brasile, avrà già cominciato la preparazione per arrivare allinizio della stagione pronto per la Roma. Quelle di Danielino, invece, dovranno ancora iniziare. O almeno così si spera, perché vorrebbe dire che la Nazionale è andata avanti. Ci metteranno un po ad incontrarsi, ma i due si sono già sentiti via telefono. Lo ha detto lImperatore ieri nella conferenza, aggiungendo il nome di Daniele a quello di Totti, fatto per la prima volta nellintervista esclusiva a Il Romanista. Il brasiliano ha già capito molto della nuova realtà in cui è arrivato. Ha chiamato Totti e De Rossi, due pilastri della grande famiglia giallorossa.
Quella nella quale Ranieri dice al nuovo arrivato di volerlo vedere «sempre sorridente». E questa la grande differenza tra la Roma di oggi e quella di don Fabio. Due modi diversi di arrivare allo stesso risultato: ottenere il massimo da tutti. Unimpostazione che ha permesso a De Rossi di essere «il giocatore che sono oggi».