La penna degli Altri 30/05/2010 10:39

Un medium disse alla madre «Sarà Imperatore»

di sempre. Divenuto ricco e famoso, l’Imperatore non li ha dimenticati. Quando torna in Brasile, li invita sempre nel suo buen retiro a Jacarepaguá per una scorpacciata di churrascada, la grigliata brasiliana. E sistematicamente, ogni volta, Richard e Jorginho - che nella vita di tutti i giorni si arrabattano a fare i mototassisti lo ringraziano intonandogli quel coro Gol, Gol, Gol. Che poi, in verità, più che un coro è l’arrangiamento adrianizzato del gruppo samba Aymoré da Penha. Significa, pressappoco, che la stella di Adriano è nata a Vila Cruzeiro e ora brilla in Italia. Dove fa il suo Carnevale.

Spesso si è detto e si è scritto della vita difficile di Adriano. Sperperi, vizi, intrecci strani, donne e alcol hanno rischiato di far scivolare nel baratro la carriera di un campione. Di un giocatore divenuto uomo troppo presto, e nell’ambiente sbagliato. Là, nella favela di Vila Cruzeiro, periferia di Rio de Janeiro, è fin troppo facile vivere e crescere con falsi miti. Il talento si affida alla sua famiglia per non perdersi più. Lo fa di nuovo. Lo ha sempre fatto. A Roma lo accompagneranno mamma Rosilda, nonna Vanda e nonno Luis, tre figure chiave dell’Adriano che non conosci. Il segreto dell’Imperatore sono i sacrifici di chi gli ha evitato guai peggiori. Quella di Dona Rosilda è stata una vita di stenti. Pur di permettere al figlio di giocare a calcio, lavorava sodo in una sartoria. Quando venne licenziata, il papà di un compagno di squadra di Adriano le trovò un impiego come donna delle pulizie in un ufficio di Rio de Janeiro. Un lavoro umile ma dignitoso.

 

Appena ha potuto, il figlio l’ha sottratta alla povertà. Vive, anzi viveva, a Barra da Tijuca. L’oceano è lì. A due passi. «Il mio sogno - si confessa - è sempre stato quello di abitare vicino al mare ». Ecco, magari è anche per questoche Adriano ha preferito la Capitale a tante altre soluzioni. Il mare di Roma è a una ventina di chilometri da Trigoria. La mamma - si sa - è sempre la mamma. Lei non si è mai abituata del tutto al nuovo tenore di vita. «Appena arrivati a Barra da Tijuca - dice - una delle signore qua accanto bussò alla porta e mi chiese di parlare con la padrona di casa... Da allora, con i vicini mi limito a "buongiorno" e "buonasera"».

 

È rimasta umile anche la nonna di Adriano, Vanda. «Non mi do le arie da signora. Continuo a lavare, stirare e

spazzare. L’unico sfizio che mi tolgo, rispetto al passato, sono le telenovelas. Ho più tempo per vederle».


Il legame con Dona Rosilda è speciale. È stata lei a scegliere per il figlio il calcio: «Quando mi accorsi - racconta - che se la cavava bene con il pallone, lo portai al Flamengo. Perché qui siamo tutti del Flamengo».

 

La madre non ha mai voluto forzare, però, le scelte di Adriano. Lei, per esempio, è di fede battista mentre il figlio si professa cristiano cattolico. Ed è proprio in un tempio battista che nel 1999 accadde qualcosa di

speciale. Qualcosa di mistico. Dona Rosilda era in chiesa, quando uno dei presenti, in preda a una

specie di trance, si alzò dagli scranni e predisse ad alta voce: «Uno di voi ha un figlio atleta che presto

diverrà una star sui giornali». Qualche giorno dopo, Adriano guiderà il Brasile alla vittoria dei Mondiali Under 17. La madre ha saputo proteggere gelosamente il talento del figlio. E ancora di più la nonna. A Rio svelano

come Dona Vandasia stata un punto di riferimento importantissimo per il baby Adriano. Le faceva un po’ da allenatore, ma di quelli severi, e un po’ da nutrizionista. Niente -corn, niente dolcetti, niente pane con la mortadella. Adriano ne andava ghiotto e nonna Vanda non voleva che il nipote sbagliasse alimentazione. Era


lei a portare il piccolo Adriano, 7 anni, alla "Gàvea", la casa del Flamengo. Dovevano prendere tre autobus.

 

L’Imperatore cresce forte e sano. E alto. Molto alto. Tanto che i suoi primi passi nel calcio Adriano li muove in difesa.I suoi primi allenatori vogliono sfruttarne l’altezza superiore alla media. A 15 anni cambia tutto. Adriano

spicca per le sortite offensive e i colpi di testa. Un tecnico lo prova prima punta. L’esperimento funziona. Funziona benssimo. Adriano comincia a segnare gol a grappoli. Da lì, da quei sedici ultimi metri che ti dividono da gloria e onore, scudetto e Brasileirão, Adriano non si sposterà più.

È appena nato un Imperatore.

(ha collaborato Simone Ginnetti)