La penna degli Altri 17/05/2010 10:53

Tremila tifosi a Fiumicino: «Grazie lo stesso»

La festa al Leonardo da Vinci si è conclusa alle 20.35, ora del passaggio del pullman della Roma tra i tremila tifosi che attendevano davanti alla Cargo . Il raduno del popolo giallorosso esultante comincia alla spicciolata, convocato dal tam tam delle radio capitoline galvanizzate dalla vittoria contro il Chievo. I tifosi arrivano in macchina, con i motorini, qualcuno con il treno dalla stazione Ostiense. Alle 18 il traffico in aeroporto è già in tilt. Strade bloccate, auto parcheggiate ovunque. Agli arrivi, la folla già numerosa - tanti ultrà ma anche numerosi papà e mamme con i bambini - comincia a intonare canti e slogan, da «Grazie Roma» a «se saltelli muore Balotelli».



I passeggeri in transito, tra cui molti stranieri, guardano incuriositi. Qualcuno applaude. Intanto carabinieri e polizia pensano a come ordinare l’invasione pacifica ed è il dirigente della Polaria, Giovanni Sigillino, che, uno a uno, avverte i tifosi che il pullman sfilerà lontano, oltre il parcheggio a lunga sosta. I più non paiono crederci e restano a sostare al terminal nazionale sino a che le radio romaniste non arrivano in soccorso delle forze dell’ordine, confermando la notizia. «Tutti alla Cargo . I campioni sfileranno lì», è il passaparola che rimbalza sull’etere.

Ordinatamente, i tifosi si mettono i fila e percorrono a piedi i due chilometri che li separano dal punto di raccolta. Poi il volo Az 1840 atterra: la conferma arriva da un capo ultrà che, arrampicato all’inferriata dello scalo merci, dà l’annuncio al megafono. Urla, ancora cori, applausi. Che si moltiplicano, assordanti, quando finalmente si vede il pullman giallorosso. La folla si apre per farlo passare. I giocatori salutano dal finestrino. Vucinic e Riise si affacciano per stringere mani e firmare autografi. Qualche tifoso prova ad aggrapparsi alla corriera, che però s’allontana (a fatica) dopo un paio di minuti. Un tempo che al popolo romanista pare sufficiente per esultare assieme alla squadra. «Nun è successo, ma semo contenti lo stesso», sorride Daniela mentre s’incammina verso la macchina tenendo per mano la figlia.