La penna degli Altri 08/05/2010 13:29

San Totti, patrono degli editorialisti a caccia di notorietà

Vista l’ispirazione e la cassa di risonanza che il solo cognome concede, alle tante penne che quando trattano di esibiscono una severità ed una malizia insospettabili quando trattano altre questioni, ci aspetteremmo almeno un pellegrinaggio votivo all’anno. Questa non è ironia, è solo la sublimazione della noia di trovarsi a leggere sempre le stesse, scontate, requisitorie iperboliche e di conseguenza ridicole sui comportamenti di un campione che quando sbaglia si assume da subito le proprie responsabilità, senza mai delegare a nessun altro. Che poi il paradosso più estremo di cui tanti improvvisati leoni della critica e della morale sono vittima, è quello che nasce dall’incongruenza delle loro stesse analisi. Cioè, ogni volta che citano , sottolineano il fatto che il (stavolta con la maiuscola, decisa da chi scrive) sia idolatrato dal suo popolo e dalla sua à in una maniera spropositata per un "semplice" calciatore. Poi però, visto il piglio delle loro critiche e delle approfondite analisi che hanno riversato nei fondi sullo sputo a Poulsen o sul calcio a Balotelli, sono proprio loro che investono di un’importanza e di un rilievo veramente straordinari, chiaramente sempre e soltanto per enfatizzare la denigrazione che è nei loro intenti.

Possibile che ogni volta che cade in una provocazione o si lascia sopraffare dallo stress agonistico, come capita a molti altri suoi colleghi, invece di commentare con obiettività l’episodio, magari ricostruendo anche le provocazioni da cui scaturisce, si debba ogni volta procedere all’anamnesi di una vita e di una carriera? Oltretutto, ricorrendo sempre ai più vetusti e beceri luoghi comuni su una inesistente romanità da cabaret, sulle origini familiari e su uno psicologismo d’accatto, strabico e daltonico come Crepet quando sceglie i maglioncini?

della Roma è grande anche perché ha sempre risposto ai critici, che nulla gli hanno mai perdonato e che hanno invano tentato di ridimensionare ciò che di prestigioso ha fatto, innalzando ogni volta le soglie della propria grandezza: nei numeri dei suoi record, nella popolarità sana della sua immagine, nella moltitudine dei sorrisi che moltiplica, fattivamente, nei più svantaggiati, nell’autoironia con cui continua a rispedire al mittente gli strali polemici ed offensivi di una critica sempre più prevenuta, anche in chiave geopolitica. Per quanto riguarda noi, grati al destino che gli ha messo addosso la maglia che noi amiamo e non un’altra, se fossimo maleducati, scorretti, volgari come certi critici d’occasione, diremmo, ma chiaramente non lo diciamo, che ci siamo rotti i coglioni.