La penna degli Altri 16/05/2010 14:21
Roma, per dimenticare Catania
Un film già visto addirittura per tredici giocatori che, ieri, si sono imbarcati per Verona per unaltra vigilia in cui tutto sarà stato meno che facile prendere sonno. Cerano Doni e Julio Sergio, anche se a ruoli invertiti, anzi Julio non stava neppure in panchina perché allepoca era ancora soltanto il miglior terzo portiere. Cerano Cassetti, Mexes e Tonetto, quel giorno a Catania tre-quarti della difesa titolare mandata in campo da Luciano Spalletti, con Juan in panchina ma solo perché non al meglio da un punto di vista fisico. Cera tutto il centrocampo romanista di oggi, De Rossi, Pizarro, Perrotta, Brighi, Taddei, i primi due in campo dallinizio, Brighi subentrato nel secondo tempo, Taddei costretto a fare lo spettatore a causa di un infortunio muscolare. Cera Mirko Vucinic, autore di quel gol gioiello che per unora ha fatto toccare con mano lo scudetto, prima che Zlatan Ibrahimovic a Parma buttasse le stampelle dietro la panchina per entrare in campo, segnare una doppietta per uno scudetto che da queste parti non hanno mai dimenticato, se non altro per tutte le polemiche arbitrali che accompagnarono il cammino della squadra di Roberto Mancini che, a distanza di pochi giorni, sarebbe stato messo alla porta per fare spazio a Special One.
Il ricordo di quella vigilia chissà che non possa essere daiuto per la Roma che oggi scenderà in campo allo stadio Bentegodi di Verona, sperando in un esito diverso rispetto a quello di due anni fa, al culmine di una stagione fantastica, ottantadue i punti in classifica (record della Roma), gli stessi che servono, oggi, allInter per avere la certezza del titolo e respingere lultimo, disperato, attacco della truppa di Claudio Ranieri. I giallorossi, oggi, sanno meglio come prepararsi agli ultimi novanta minuti in cui ci si gioca tutto o niente. Tra laltro, questa volta, cè una maggiore serenità, la consapevolezza di aver fatto comunque unimpresa irripetibile o quasi, anche se quella partita con la Sampdoria ancora popola i sogni dei giallorossi. Due anni fa, però, cera più rabbia, la certezza che la classifica con cui si sarebbe scesi in campo per lultima fatica, non rispettava quello che avevano fatto vedere in campo le due squadre nelle precedenti trentasette partite di campionato. Una rabbia che alla fine di quel Catania-Roma giocato ai limiti della regolarità, anzi oltre, centinaia di persone in campo, tanti, troppi, intorno alla panchina romanista, tanti, troppi a sussurrare parole vergognose a Spalletti e agli altri componenti, portò alla fine di quei novanta minuti ai confini della realtà, un ragazzo come Daniele De Rossi a rifiutarsi di fare i complimenti allInter che stava festeggiando il suo scudetto, interpretando quelli che erano i pensieri di tutti i tifosi romanisti. Stavolta quella rabbia sarà assai minore. Sperando che le Dolomiti che si vedono da Verona siano più generose del mare di Catania.