La penna degli Altri 24/05/2010 15:26

«Roma, io voglio restare»

Bogdan , che stagione è stata quella appena conclusa?

«Positiva. Ho superato l’infortunio al ginocchio. Alla Roma ho imparato tan­to, da tutti i punti di vista. Ho avuto la fortuna di aver trovato un bel gruppo di ragazzi meravigliosi. E’ andata bene, anche se ho giocato tre partite, due in campionato e una in Europa League. Ricordo che quando arrivai qui, il gior­no della presentazione, dissi: “Non so­no venuto qui a rubare il posto a nessu­no. Ho imparato tanto, la concorrenza fa bene a tutti. Credo che tutti e quat­tro siamo cresciuti come qualità».

L’esordio contro il non è stato fortunato, ma si è subito riscattato...

«Sono entrato a freddo e al primo ti­ro ho preso gol. Non ho cercato scuse. Però quel gol a qualcosa è servito, lo dissi ai compagni. Ci diede la carica e vincemmo. Se non fossimo passati in svantaggio sarebbe finita 0- 0. Poi in Bulgaria in Coppa feci qualche buon intervento. I portieri stanno tra i pali per parare, ma a volte sbagliano».

Tre portieri brasiliani e un romeno. Come è stata la convivenza?

«Sono stato bene. Abbiamo trascorso un anno insieme, tra allenamenti e riti­ri. Dal punto di vista umano ho legato subito e il Pellizzaro ha un buon rapporto con tutti».

Una volta ha detto: «Se avessi incon­trato Pellizzaro a vent’anni oggi sarei tra i migliori portieri al mondo»

«Penso di sì. Mi ha aiutato tanto, ha una grande esperienza, ha sempre alle­nato grandi portieri, da Canizares a Buffon. Posso dire che siamo fortuna­ti».

Lei ha fatto subito gruppo. E ha inci­tato i compagni anche quando andava in tribuna. Non è difficile sentirsi den­tro una squadra pur non giocando mai?

«Questo è il mio modo di essere. Non cambia se gioco o se vado in tribuna. Provo sempre ad aiutare i compagni, perchè alla fine vinciamo tutti insieme, anche quelli che stanno fuori. Tutti hanno fatto come me e questo è stato uno dei segreti della Roma di quest’an­no. Ci siamo aiutati tutti insieme».

Anche lei è rimasto conquistato dal­la tifoseria giallorossa?

«Non c’è dubbio. I nostri tifosi sono meravigliosi. In ventimila a Verona e dopo aver perso lo scudetto altri due­mila ad accoglierci a Fiumicino. Pec­ non aver vinto, ma sono sicuro che dopo ogni caduta sapremo rialzarci più forti di prima».

Lei ha una grande esperienza alle spalle. Cinque scudetti tra Romania e Olanda, 74 presenze in Nazionale. L’ap­paga la nuova dimensione romana?

«Nei prossimi giorni torno in Nazio­nale, dopo un breve periodo di assenza. Abbiamo tre amichevoli, contro l’Ucraina e in Austria. Il nuovo corso è affidato al figlio di Lucescu. Siamo di­spiaciuti di non andare al Mondiale, ab­biamo perso tanti punti contro squadre modeste. Dal 1998 la Romania non va al Mondiale, pur avendo ottimi giocato­ri. Non so perchè, ma un motivo ci sa­rà».

Venerdì scade l’opzione della Roma per riscattarla. Che pensa di fare?

«La mia intenzione è quella di resta­re, mi trovo benissimo, intorno a me ho tante persone magnifiche, dai compa­gni ai magazzinieri. C’è un ambiente ottimo a Trigoria. Voglio restare qui, vediamo cosa succederà nei prossimi giorni. Non so se ho meritato la stima dei compagni e dello staff, questo pos­sono dirlo loro, ma io alla Roma mi sen- to davvero di casa».

è sempre sotto i riflettori. Cri­ticato, a volte messo in mezzo. Che ne pensa?

«Prima di tutto dico che è un campio­ne. Poi che ci sono state tante polemi­che, tante chiacchiere sul suo conto. Per me è un mito. E chi non lo conosce non dovrebbe parlare».

Lei ha rimproverato Radu dopo lo sgambetto alla fine del derby...

«Alla fine della partita contro la Lazio ero strafelice. Ero nella panchina ag­giuntiva, in jeans e felpa. Sembravo un tifoso giallorosso. Al fischio finale mi sono alzato per andare ad abbracciare Julio Sergio, che aveva parato il rigore. Mentre correvo mi sono accorto che stava per succedere qualcosa. Non era mia intenzione andare ad esultare sot­to la curva della Lazio, ma solo rag­giungere il mio compagno. Il gesto di Radu non è stato positivo, ci siamo det­ti qualcosa, ma dopo qualche giorno ci siamo chiariti. Con lui siamo stati qual­che volta a cena insieme a Roma e con la Dinamo Bucarest abbiamo vinto uno scudetto, abbiamo giocato in Nazionale insieme. Siamo amici. Ma lui vuole vin­cere come me. In campo siamo rivali, ma poi finisce tutto lì. Ho giocato di­versi derby anche in Romania, ma qui a Roma è tutto diverso. Qui coinvolge tutta la à, per settimane. Ho cono­sciuto persone che non possono vedere il derby perchè altrimenti stanno ma­le».

La Roma potrà insidiare l’Inter an­che nel prossimo campionato?

«La Roma se la può giocare con qual­siasi avversario, non solo con l’Inter. Ha già dimostrato di essere una gran­de squadra».

Lei è uno dei primi ad arrivare a Tri­goria, al mattino presto. Lo fa per gua­dagnarsi la fiducia dello staff?

«Mi sveglio presto, quando si invec­chia si dorme meno ( ride, n. d. r.). An­che a Bucarest e ad Amsterdam era co­sì. E’ una questione di abitudine. Spe­ro di ritrovarmi tutte le mattine a Tri­goria anche l’anno prossimo».