E la notte, come sempre, della Sud che alle sette e mezza è quasi piena. Ha appena finito di salutare Riise, entrato a saggiare il terreno. Ha la tuta, è «bello come er sole, roscio come er come mio», recita un illuminato stendardo. Cè la musica di Lady Gaga, lui muove la testa e le mani a ritmo. Uno spettacolo, quasi come quando calcia col sinistro. Qualche minuto dopo entra lInter, quasi al completo: si riconosce solo Balotelli, con rosario al collo e discreto occhiale bianco in faccia. Piovono fischi, coperti, solo in parte, dalla musica che viene dagli altoparlanti. Radio Italia, sponsor della Coppa, mette canzoni a ripetizione, ma il pubblico non apprezza: «Semo tradizionali noi, mica stamo in discoteca», dice qualcuno. E intanto si leggono e rileggono i fogli col coro anti Lazio. Voglia di stringersi un po rivisitato e corretto ad hoc. Sul maxi schermo compaiono le immagini dei giocatori giallorossi che scendono dal pullman: è unovazione. Boato di fischi, invece, quando viene inquadrato lo spogliatoio dellInter. Triste, daltronde i colori «so quelli che so». Entra in campo la Roma, Totti non cè. Parte dalla panchina, lo stupore è grande. «Ma che sta male?», si chiedono in tanti. Si domanda a casa, via sms. La paura aumenta quando entrano in campo le riserve per il riscaldamento e di Francesco neanche lombra. Cè da sostenere la Roma, però. E quindi via. Alè alè la Roma. Si risponde agli interisti che cantano A Roma solo la Lazio e lOlimpico diventa una bolgia giallorossa. Sarà un caso che quando Chivu entri in campo, guardi prima la Sud e poi il settore nerazzurro?
Compare Mourinho. E sono riferibili solo i fischi. Poi appare Totti, la luce. E infatti vengono accesi i riflettori. Si aspetta linizio della partita, arrivano informazioni sul traffico che impedisce a gran parte delle persone di arrivare in anticipo. Davide, che arriva sotto la Sud alle 20.20, spiega: «Ho lasciato il motorino al Flaminio e me la so fatta a piedi. Non so come, ma ce so arrivato. E mo si comincia». Gianni Luca, invece, polemizza con gli ospiti: «Si sono tanto lamentati che era la Roma a giocare in casa, ma non riescono neanche a riempire il Distinto». Non come i romanisti: «Ogni volta che siamo andati a giocare la finale di ritorno a Milano, eravamo molti più di loro. Mica è colpa nostra se Roma è la Capitale e Milano no». Si alza uno striscione: LOlimpico hai infangato, contro la tua squadra hai tifato, di Milano sei il servo dichiarato. Coro contro la città del Duomo. E poi ancora: Affittasi Curva Nord a qualsiasi prezzo. Tifo ed esultanza inclusi». Lo leggono anche Cassetti e Andreolli, seduti vicini in tribuna. E ridono. Si pensa più alla Lazio (nulla di quello che è stato detto e cantato è riportabile) che allInter, ma daltronde, come hanno ben dimostrato domenica sera, sono la stessa cosa. Quindi, per favore, «laziale cambia canale». Alle 20.45 comincia la partita, lennesima sfida. «Andiamoci a prende la stella».
Dopo le formazioni, vengono messi i due inni . «Lorrendo» Pazza Inter quasi non si sente, Roma, Roma, Roma è uno spettacolo. E inizia quando entrano in campo le squadre. De Rossi in campo canta, così come il presidente Sensi e la mamma Maria in tribuna. La banda dei Carabinieri suona linno di Mameli, ma non lo sente nessuno. Alè, Forza Roma alè sovrasta tutto, è uno spettacolo di bandiere e colori. Si canta talmente tanto che si fatica persino a sentire il vicino di posto. Le scaramanzie sono tantissime, una su tutte: Paolo, 27 anni, a Roma-Inter di campionato ha dimenticato gli occhiali a casa. «E quindi spiega la partita me lhanno raccontata, perché non vedo quasi nulla. Oggi li ho lasciati a casa per scelta. Non ce vedo, canto e basta». Trenta secondi di gioco, si fa male Sneijder. Chiede il cambio, al suo posto Balotelli. Fischi, fischi e ancora fischi. Segna Milito, ma era in fuorigioco. Gli interisti esultano «evidentemente non so abituati a vedersi fischiare le cose», è il commento di Daniele, proprio mentre Materazzi pensa bene di mettere le mani al collo di Vucinic. Il primo tempo scivola via, con Julio Cesar che toglie un pallone dai piedi di Toni proprio la Sud, e Samuel fischiatissimo che entra al posto di Cordoba. Al 40 Milito va via a Perrotta e Mexes e segna. Subito, immediatamente, la Sud riprende a cantare. Più forte di prima. Capisce il momento, la Roma ha bisogno. Anche se non si può non commentare «
quanto è forte Milito. Un fenomeno assoluto, da solo vale dieci Etoo». Che, tanto per citare il labiale di De Rossi «rompe ogni due secondi».
Allintervallo, dopo i sei minuti di recupero, la Sud si riposa. Perché ci sono ancora altri 45 minuti di battaglia. Da affrontare con
Motta al posto di
Burdisso e soprattutto Totti al posto di Pizarro. Al primo pallone toccato dal Capitano, sono solo applausi. E infatti il pericolo più grande arriva proprio dai suoi piedi. Punizione «mica vorrà tira da là» e invece Totti tira, Julio Cesar non trattiene e Juan, di testa, si mangia un gol grosso come una casa. «Ranieri si deve sbrigare a togliere Toni e mettere
Menez». Detto, fatto. Ma non serve a niente. Non serve a pareggiare, né tanto meno a vincere. Non è notte di campioni, questa. Ma è una notte damore. Euna notte dorgoglio. E una notte di sport. E una notte nostra, insomma. E nessuno lo cambierà mai. Che sarà sarà.
Lorgoglio di Roma siamo noi.