La penna degli Altri 16/05/2010 12:17

«Mourinho mi annoia»

Il flash back è davanti agli occhi di tutti: la Roma parte alle spalle dei nerazzurri proprio come due anni fa, quando si presentò a Catania con un punto di svantaggio e per un’ora, grazie a un gol di Vucinic, fu campione d’Italia. Poi la doppietta di Ibrahimovic a Parma e il tricolore sfumò. La Grande Speranza parte da quel ricordo. Per non vivere al Bentegodi quanto provato al Massimino il 18 maggio 2008. Ranieri, realista e concreto, si prende in anticipo i meriti. Per sè e per i giocatori: «Sono contento. Avevamo promesso ai nostri tifosi un sogno: lottare fino all’ultimo. Ci siamo. Non nascondiamo di essere stanchi, è logico. Questo gruppo ha iniziato a giocare tanto tempo fa: mentre gli altri erano in vacanza, già spingeva per qualificarsi in Europa League. Ma abbiamo ancora tante energie nervose e voglia di soddisfare la tifoseria. Poi quel che sarà sarà».

 

E’ difficile concentrarsi esclusivamente sul Chievo. Mourinho lo attacca un giorno sì e l’altro pure. Come allenatore e come uomo. Ranieri prima svicola: «Non penso all’Inter, ma solo alla mia Roma e alla nostra gente, alla quale vogliamo regalare un’ultima impresa. Fare ottanta punti sarebbe qualcosa di clamoroso, bellissimo. Erano anni che non c’era un campionato così. Sono già soddisfatto, ma lo sarei ancora di più se dovessimo arrivare a quota ottanta. Facciamo l’ultimo sforzo e vediamo». 

Poi, però, piazza due stoccate al collega portoghese. «Mi annoia e, se parla tanto di me, sta a significare che mi teme». E’ la sintesi di un inciso fatto con stile e garbo. Su misura: «Avrebbe molte più cose da dire, sul calcio, a chi si occupa di questo sport. Ma penso che gli sto molto a cuore: parla molto spesso di me. Mi annoia tanto quello che dice. Mi teme, però. E si deve costruire un qualcosa da cui trarre linfa. Anch’io potrei dire tante cose su di lui ma non mi interessa. Voglio parlare di calcio. Amo le persone positive che evidenziano le cose belle del calcio».

 

Racconta la preparazione di questa sfida che chiuderà una stagione straordinaria. Il gruppo non ha bisogno di essere stimolato perché «questa è una partita che non puoi caricare più di quello che è. I giocatori sono atleti, hanno tutte le motivazioni di questo mondo. A settembre se avessimo pensato di stare qui nessuno ci avrebbe creduto. Già questa è una spinta in più. E qui ci sono ventimila mila persone che ti seguono, che ti ringraziano. Questa è un’altra motivazione: essere riusciti a spostare a Verona tanta gente. Io intervengo solo sull’aspetto tattico, poi dirò quello che sentirò dal cuore. Non ho niente di preparato».

Si porta dietro tutta la rosa, anche lo squalificato Riise. Si affida a tutti, ma guarda ancora ai ventimila: «Mi piace pensare che il nostro gladiatore sia il pubblico di Roma. Non lo dico per ruffianeria. La tifoseria giallorossa è particolare e unica. E’ il nostro punto di riferimento».

 

Diluvia a Trigoria, prima della partenza. La pioggia, come 10 anni fa, quando il sorpasso sul traguardo riuscì alla Lazio: «No, non ci avevo fatto caso...». Una battuta: «Durante l’allenamento, pensavo a che cosa potevo fare, questo inverno, a capodanno, e non alla prossima estate. Spero che a Verona sia così la temperatura. Il primo caldo può essere un nemico: lo abbiamo visto contro il Cagliari. Mi auguro che ci sia fresco».

Chiarisce che comunque vada a finire non avrà rimpianti: «Abbiamo quello che ci meritiamo. C’è chi si arrende davanti alle difficoltà, chi cerca di superarle. Siamo caduti e ci siamo rialzati. Ci sono stati errori arbitrali e anche nostri, ma abbiamo sempre reagito. In che cosa l’Inter è stata più forte? E perché dovrei tirargli la volata? Lo dirò dopo il novantesimo». Intanto, però, usando la terza persona, avverte: «Il futuro di Ranieri è già scritto. Parlerò con la proprietà prima delle vacanze. Per programmare, come feci a settembre».