La penna degli Altri 04/05/2010 12:32

La tv paga e il calcio rinuncia alla contemporaneità

Anche sulla base di que­sto impegno, la Lega ha venduto i di­ritti televisi­vi delle sta­gioni 2010- 2011 e 2011-2012. « Un im­pegno approvato all’unani­mità » ricorda il presidente dell’organizzazione, Mau­rizio Beretta, parlando ai microfoni de « La politica nel pallone- Gr Parlamen­to » . La sostanza è sempli­ce: la contemporaneità non esiste più, spazzata via del­le esigenze televisive.



Non a caso Beretta affer­ma: « Si tratta di un falso problema. Il e il Real Madrid non hanno giocato nella stessa giorna­ta e Chelsea e Manchester United non sono andate in campo alla stessa ora » .

Semplice la conseguenza:

« Allo stato dei contratti, nelle prossime due stagioni la contemporaneità riguar­derà solo l’ultima giornata di campionato » . Quell’im­pegno, infatti, è contenuto nell’invito a «presentare of­ferte d’acquisto» predispo­sto dalla Lega e sulla base del quale i diritti del satel­lite sono andati a Sky, quel­li del digitale terrestre a Mediaset e Dahlia e quelli in chiaro alla Rai. Su una parte di quei contratti (quella relativa a Sky) è in corso una vertenza legale promossa da Conto Tv ( il prossimo 14 maggio il Tri­bunale di Milano si pro­nuncerà sulla sospensione degli accordi). Ma al di là delle controversie giuridi­che, la serie A che dal 1º lu- glio avrà una Lega autono­ma, abbandonerà la con­temporaneità consideran­dola un inutile residuo del passato: «E’ come guardare negli specchietti retroviso­ri, piuttosto che avanti» di­ce Beretta.



La soluzione del proble­ma, secondo i presidenti, è nel denaro: «Una parte del­le risorse verranno distri­buite in maniera merito­cratica, in base alla posi­zione in classifica » . Baste­rà questo accorgimento per rendere utili le partite con­siderate «inutili»? Basterà que­sta soluzione per stimola­re calciatori «psicologi­camente » appagati in quanto han­no ormai raggiunto l’obiet­tivo stagionale? Il nodo è intricatissimo e tagliarlo non è semplice. Giancarlo Abete viene da un calcio in cui la contemporaneità era una sorta di tabù e molti anni fa, presidente Lucia­no Nizzola, abbandonò la poltrona di vice proprio per protestare contro la scelta dello «spezzatino» (e si trattava di uno «spezzati­no » ancora austero, limita­to nel numero di tozzetti).



Ma da allora ( fine anni Novanta) molte cose sono cambiate, soprattutto i po­teri federali si sono «asciu­gati » . La delega concessa dalla Figc alla Lega per l’organizzazione dei cam­pionati è diventata totale. E anche a via Allegri la con­temporaneità viene vista come uno strumento utile ma insufficiente. « Quale sarebbe il limite? Le ultime due giornate, le ultime quattro? » sottolineano in Figc per segnalare la rela­tività della soluzione. E un sistema intermedio, flessi­bile? Uno spostamento, de­ciso a inizio settimana, di Atalanta- in orario serale, avrebbe potuto evi­tare qualche problema? Ri­sponde Beretta: « Ma se siamo stati criticati perché non rispettiamo i calenda­ri... ». Insomma, la contem­poraneità è morta. Per un pugno di euro.