La penna degli Altri 05/05/2010 12:16

La coppa dei veleni

Come quel riferimento ai portieri con la “sindrome di coreica” (in portoghese difetto di coordinazione, comunque malattia che provoca movimenti scomposti), con tanto di gesto con le mani bruttissimo da vedere (se le incrociava meglio, ecco di nuovo le manette...) e soprattutto da chi quei problemi ce li ha davvero e non per scherzo. Non ce li ha Storari, quei problemi, della Sampdoria (romano e tifoso giallorosso), il migliore in campo contro la Roma due domeniche fa, unica sconfitta dei giallorossi nelle ultime otto partite. Claudio Ranieri, il settantenne come lo etichettò il portoghese l’anno scorso, cinque ore prima aveva spento ogni possibile fuocherello nella stessa stanza. E a lui, le domande erano state fatte.

C’è stato un contraddittorio. Per l’ospite Mourinho, invece, tappeti rosso fuoco. La benzina, tanto, la porta sempre e solo lui. Peccato. Perché questa è la quinta finale di Coppa Italia tra l’Inter e la Roma negli ultimi sei anni, la seconda in gara secca, dopo quella vinta dai giallorossi nel 2008. Perché stasera si assegna il primo trofeo della stagione e le rivali sono le stesse che in campionato sono impegnate nell’emozionante volata scudetto. Perché sono le due squadre italiane, nel nuovo secolo, più continue e competitive: di qui la sfida infinita. Si gioca all’Olimpico. Casa Roma. Per Mourinho è un vantaggio. Lo stesso che ha avuto lui, in campionato, domenica scorsa.