La penna degli Altri 21/05/2010 13:31

Il grande amor che move sole, stelle e... Curva

momenti di crisi, da cui ripartire più forti di prima. Cosa sarà il futuro nessuno può dirlo. La tessera del tifoso è
un’incognita grande: per molti, lo straordinario spettacolo di Verona è stata l’ultima tappa. Ma la parola fine,
quando in ballo c’è il sentimento più bello, non è mai detta. 
 
LA CRISI Il momento più difficile della stagione della Roma coincide con quello più difficile della sua Curva. Non è un caso, non può esserlo. I giallorossi vengono da tre ko: quelli contro il Milan a San Siro, il Livorno all’Olimpico e l’Udinese al Friuli. E’ domenica pomeriggio, arriva il . La Sud contesta la società e i giocatori, lo stadio è una bolgia. Ma al contrario. Segna Adailton. Sembra l’ennesima giornata amara, così come lo era stata quella contro la : Roma che vince, ma la Sud entra con mezzora di ritardo per protestare contro la tessera del tifoso. , si diceva: Vucinic pareggia dopo pochi minuti. Ma lo stadio non la prende bene, qualcuno persino fischia. È un momento startiacque nella storia e, soprattutto, nella stagione della Roma. Quei fischi danno la scossa a tutti. Squadra e pubblico. Nel secondo tempo segna Perrotta e lo stadio, finalmente, applaude. Si riparte. Tutti insieme. Tanto che Ranieri un giorno ha confidato: «Ho detto ai ragazzi che dovevamo essere noi a trascinare il pubblico. Perché, una volta riconquistati, sarebbero stati i nostri tifosi a trascinare noi». E così è stato.
 
OVUNQUE TU SARAI Si riparte. La Roma va a sfidare l’Inter a Milano accompagnata da duemila tifosi che cantano 90 minuti e cominciano a sentire sempre più vicina la squadra di Ranieri. Poi arriva il Bari all’Olimpico e la Sud stravince il confronto con la Nord barese, arrivata in massa. La Curva del Bari è una delle più calde d’Italia tanto che dopo i tre gol di continua a cantare ininterrottamente. Una bella prova di tifo, se non fosse che lo stadio romanista inizia a rendersi conto che è arrivato il momento «di soffiare alle spalle», per dirla sempre con le parole di Ranieri. A Bergamo i tifosi romanisti vengono lasciati a casa, la settimana dopo c’è il derby di Cassetti. La coreografia dice tutto. Del passato, del presente e, soprattutto, del futuro. Prima tutti seduti e in silenzio. E uno striscione: "Questa è la Curva che vorreste". Poi in piedi e a cantare, con la coreografia: "Questa è la ". Non serve dire altro.
 
DELLA STESSA PASTA DEI SOGNI Il sogno inizia a prendere forma. Prima quarto posto, poi terzo. Secondo, caccia all’Inter. Si va a Cagliari il giorno della Befana e poi a Torino, nel delirio in maniche corte di Riise a meno tre gradi. Qualcuno «che me sa che è davvero romanista» ha gli occhi lucidi. Il 31 gennaio arriva il Siena ed è una data storica: c’è chi si innamora e ancora non lo sa, c’è chi trova un’amica e inizia a scoprirlo, c’è chi fa un gol di tacco sotto la sua Curva e impazzisce. E c’è, soprattutto, chi in quella Curva ci si arrampica con tutte le forze: salta, strilla, piange, ride, bacia e abbraccia. Daniele De Rossi e quel cancello giallo diventano
tutt’uno. Firenze, altra invasione, tra simpatici inservienti che non vedono l’ora di insultare i romanisti e Julio Sergio e Vucinic che, invece, non vedono l’ora di farli felici. E così succede. La Roma vola: partita dopo partita. Il 6 marzo arriva il Milan e dopo anni l’Olimpico torna ad essere esaurito. Finisce 0-0. Sugli spalti, invece, la Capitale stravince.
 
ROMA VINCI INSIEME A NOI Il sogno pare diventare miracolo. Con l’Inter, il 27, di nuovo seggiolini tutti occupati. Provano a rubarcela, per l’ennesima volta. Ma prima e Toni poi fanno impazzire tutti. Una sola parola per lo stadio: perfetto. Indimenticabili gli abbracci al fischio finale. Comunque vada. E va. Va con la Roma che continua a vincere. Tutti a Bari, come nell’anno dello scudetto. E pazienza se è il sabato prima
di Pasqua, l’abbacchio e le uova possono aspettare. La sorpresa è firmata Vucinic, la certezza, come sempre, è il popolo giallorosso. Che non delude mai. L’autostrada per il San Nicola una marea giallorossa indimenticabile. Con l’Atalanta c’è il sorpasso, nel derby l’apoteosi. E un’altra svolta storica. Dopo l’1-0 firmato da Rocchi, la Sud ha un momento di sconforto. E la carica parte dalla Tevere stavolta: "Noi non ti lasceremo mai". Metti in circolo il tuo amore. Punto. Con la Sampdoria il momento più brutto, ma anche il più bello. Pazzini
gela tutti, la Curva non smette un attimo di cantare. Che sarà sarà, anche se sarà brutto, perché lo scudetto è sfumato sul più bello. La tv inquadra le lacrime di Mexes che, in quel momento, sono quelle di tutti. A Parma è di nuovo invasione. «Vinciamole tutte e vediamo che succede». Diecimila cuori e diecimila voci unite. I dirigenti emiliani sono senza parole. Uno per tutti: «Mai vista una cosa del genere». La trasferta di Parma, il primo maggio, è qualcosa di difficilmente comprensibile per chi non è romanista. Dei diecimila partiti con ogni mezzo tanti - tantissimi - sapevano che il campionato era finito la settimana prima. Ma comunque ci sono andati. Perché non conta come lo fai, ma quando. E in quel momento la Roma non andava lasciata sola. La finale di Coppa Italia è un’altra mazzata, ma nulla si può imputare a questa squadra. Per questo col Cagliari,
nell’ultima in casa, applausi per tutti. Quello contro i sardi, però, verrà ricordato come il -day. La giornata dell’amore immenso ed eterno dimostrato dai romanisti al suo , massacrato dopo il calcio a Balotelli da tutta Italia. 
 
In tanti in Sud piangono: non rinnoveranno l’abbonamento, contrari alla tessera del tifoso. Se è un addio o un arrivederci, non si sa. Stessa cosa per le trasferte, che si concludono con lo spettacolo di Verona. Il futuro potrebbe essere un’incognita, il passato e il presente no. E si chiamano in un solo modo: