La penna degli Altri 21/05/2010 13:05

Cerami: «I miei calciatori sono eroi, non umani. Che partite con Pasolini!»

Un evento mitico, come se i calciatori non fossero umani, ma eroi incontaminati, lontani dalle piccinerie umane, dalle gelosie. E bello vedere i gladiatori. Quello che è emozionante è il talento. Il talento è una bellezza magica, il talento rende eleganti tutti. Pure il più burino quando tira, quando si muove, quando corre diventa una scultura, un capolavoro da vedere sul piano visivo. E quindi devono essere degli eroi.

Sennò li riduci a pupazzi di pezza. Era anche lidea di Pasolini, quella di un calcio mitico."

La partita di questo campionato 

Contro lInter. Poi la vittoria con la allultimo minuto. Che roba!



E i derby?

No, guarda, in questo sono originale. I derby non mi piacciono. Non è gioco del calcio, è corrida, è bello solo perché è nervoso. Non mi diverto ai derby, non ci vado mai ai derby. Un derby lo devi vincere per forza. Le partite invece vengono decise dagli accidenti. I campionati li vinci contro le piccole squadre. Anche questa volta è successo.



Quando?

A Livorno, se avessimo vinto quella saremmo stati campioni dItalia. Certo se ripenso alla partita con la Sampdoria mi viene un nodo alla gola, mi viene da piangere. 

Drammatica, vera, romanista. Lazio-Inter invece...

Non è stata una partita, ma una buffonata. Non un acquario, ma una partita annacquata. Io mero messo lì a tifare Lazio e mi sono subito pentito daverlo fatto. Assurdo. Le tifoserie determinano troppo le partite e in maniera innaturale.

Ti ricordi il derby interrotto?

A me non piacequesto tipo di interferenza.



Ma i ventimila di Verona?

I ventimila di Verona sono una cosa bellissima, anche perché sono partiti sapendo che quasi sicuramente

che non sarebbe andata bene. Sono andati a festeggiare la Roma, il loro essere romanisti, la loro genuina passione. 

Non il (non) calcio di Lazio-Inter, ma quello di unaltra passione di Cerami: Zdenek Zeman.

Questo calcio non se lo merita. Più interessi ci sono e meno centrale diventa lo sport. Lui amava il calcio come lo amava Pasolini, la linguistica del calcio. Lui scendeva in campo per vincere, non per pareggiare. Se pensi a pareggiare già ti sei avvilito, già hai fatto un cedimento, già non sei più sportivo, non cè più quello spirito eroico da...Davide e Golia no? Hai presente? Anche se so piccolo ie do un po de carci perché io devo vince, poi perdo pazienza, però voglio vincere.



Il calcio quando torna a essere pallone.

Pasolini giocava sempre a pallone, io da ragazzino ci giocavo alla ricreazione, lui era il mio professore,

e giocavamo a pallone tutti i giorni una ventina di minuti, andavamo giù col pallone e giocavamo. Era spettacolare, correva come un pazzo, si vedeva che "aveva studiato" non era com noi che tiravamo le puntate.



Lultima cè stata a Verona. Il futuro?

Non si può fare e non si deve fare la fotocopia di questanno. Rimotivare il tutto, ripartire, riaccendere

i motori, ma con unidea diversa, perché la ripetitività diventa rituale, si perde quello spirito. Se vai sul sicuro poi perdi. Il calcio è molto labile. E questa la poesia del calcio.