La penna degli Altri 15/05/2010 12:37

Caro Lippi, che triste fermarsi e contare fino a 9

Il dieci ti serve sempre, ai mondiali di più: con lode quindi, per fare più tonda la cifra della storia. Magari anche nascosto tra le carte del mazzo, mica per forza esibito subito, però indispensabile comunque, come Baggio felino che cancella dal mappamondo Nigeria, Spagna, Bulgaria sotto la nube dei moscerini d’America.

Perché un mondiale è il regno dell’imponderabile, anche, dell’imprevisto, anche, del qui ed ora: più assist che statistica, quindi, in quel mese dove tutti corrono ma all’ultimo conta l’ultimo passaggio; come se un calcio di punizione facesse strike dei birilli delle previsioni. Non lo sanno anche i bambini che dieci in Italia si pronuncia ? Che se hai divari da colmare ti serve lui, quando sei più scarso e sai di esserlo, metti una finale a Berlino dove quando lo togli loro hanno un pensiero in meno e Abidal diventa Usain Bolt? Leggere i trenta che hai pre-scelto, tanto la scrematura finale non cambierà il grigiore, vuol dire contare i denti ai francobolli, come cantava il De André più impiegatizio che si ricordi: uno vale l’altro, con la differenza che qualcuno è più vecchio. Puoi parlare di corsa, condizione, geometrie che non contemplano la sfera: non metterla sul calcio, se ti manca il Dieci, quello con la maiuscola ma anche gli altri dieci di cui hai fatto a meno.

Puoi anche ragionare di bocche da fuoco e dei loro numeri esplosivi: che si chiamino Pazzini o Borriello resteranno solo apostrofi neppure rosa, solo azzurro sbiadito, senza le parole T’...otti. Dove vai, quando poi resti sola...Ci viene facile citare i cantautori perché un dieci è parole e musica; sola è l’Italia senza non dico una guida, che è un’altra cosa, ma senza quell’amico che ti passa a prendere in macchina quando, in un giorno piovoso d’autunno, come in Sudafrica a giugno, hai bisogno di quella cosa che c’è venuta in mente prima: un ultimo passaggio, appunto, onde evitare il naufragio. Non vediamo amici, né soccorritori della tre quarti in questa Nazionale ad encefalogramma piatto, senza il sorriso di una sorpresa, senza un paio di piedi cui affidare l’imprevisto. Ecco, un gruppo senza dieci è il regno del “senza”: sai già in partenza quello che ti manca, non sai il destino che ti tocca, questo no, ma stai sicuro che te lo riveleranno i dieci degli altri, quelli magari anche insospettabili, che faranno individuare ai raccontatori avviliti una giocata...Alla , stanne certo, paragone da dieci, del resto, che vai cercando?

Rinunciatari ci hanno sempre apostrofato, spesso c’ha portato anche fortuna: nella tattica, nell’atteggiamento, nell’essere guardinghi con tutte le Coree, sopra e sotto il trentottesimo parallelo. E’ la prima volta, però, che decidiamo di essere rinunciatari nelle convocazioni; una specie di record, un inedito nella storia secolare del nostro autolesionismo nazionale. Si, lo sappiamo che la maglia azurra è di tutti, comunque vada e chiunque la vesta; però caro Lippi tu ti sorprenderesti nel vedere che qualcuno cominica a contare partendo dal due. Io, se permetti, mi rattristo nel vedere che ti fermi al nove.