La penna degli Altri 20/04/2010 13:07

Zeman: «Roma, voglio vedere la festa»

La Roma ha vinto lo scudetto?

«Calma. Serve buon senso adesso. Mancano quattro partite e bisogna giocarle. Sicura­mente, sarei molto contento se la Roma lo vin­cesse. Sarebbe positivo per la à. E sareb­be bello assistere alle feste dei romanisti».

La Roma ha meritato di battere la Lazio?

«La Roma ha vinto perché aveva più moti­vazioni rispetto alla Lazio. Per il resto, se avessero scambiato le maglie nessuno si sa­rebbe accorto che si affrontavano la prima in classifica e una squadra vicina alla zona re­trocessione ».

Sembra scontento della qualità del prodot­to calcio.

«E’ un problema che non riguarda solo La­zio e Roma, ma il calcio italiano in generale. Da noi si pensa solo a non far giocare gli al- tri. C’è stato un livellamento verso il basso della qualità. Guardate la : ha grandi cal­ciatori eppure ha fatto una stagione negati­va ».

Ranieri è stato la sorpresa del campionato. In passato vi siete punzecchiati. Le piace il suo modo di giocare?

«In un calcio del genere, Ranieri sta facen­do un ottimo lavoro».

Il del primo tempo è stato però da lui stesso bocciato.

«Il è il sistema di gioco che permette di occupare meglio gli spazi in campo, man­tenendo le giuste distanze tra reparti. Il pro­blema è che il di domenica era diverso dal mio:
e Toni sono due attaccanti cen­trali. Servono gli esterni, altrimenti è dura».

E la Lazio? L’ha delusa in questa stagione?

« Mi aspettavo di più, è ovvio. Ma da anni ormai la Lazio non riesce a fare il salto. Evi­dentemente c’è un problema di organizzazio­ne societaria: come si fa a lavorare con una rosa di oltre 30 giocatori? Ma la squadra si salverà: è più forte delle altre in lotta per evi­tare la serie B».

Parlando di società, si riferisce a Lotito. Lavorerebbe mai con un presidente come lui?

«Perché no? Lotito fa il presidente, io l’alle­natore. Nella mia carriera non ho mai trova­to un presidente che non rispettasse i ruoli».

Ma c’è una squadra italiana che le piace?

«A tratti il Milan. Che però dipende molto dall’estro di Ronaldinho».



Non nomina l’Inter.

«L’Inter ha la rosa migliore del campiona­to. Avrebbe dovuto vincerlo facilmente. Ma poi ha rallentato molto. E quando vai piano diventa tutto più difficile».

Come giudica il lavoro di Mourinho?

«Quando è arrivato mi piaceva. Mi sono det­to: ecco un fatto bene. Ma è durato 20 giorni. Poi è passato allo schema Ibra pensa­ci tu. Nel complesso comunque Mourinho è un personaggio che si sa vendere bene. E co­me dicevo prima, nel nostro calcio i risultati dettano legge. Lui li ha ottenuti».

Oggi c’è Inter- . Fosse Mourin­ho, come la giocherebbe?

(silenzio di qualche secondo) «Mi ritirerei».



Prego?

( sorriso storto) «Ma sì, perché il mi fa impazzire. Ecco, quella è la squadra perfetta. Al di là degli interpreti, che sono straordinari, ha una mentalità diversa da tut­te le altre d’Europa».

Zeman come si comporterebbe in questo contesto?

«Come al solito. Cercando di insegnare, or­ganizzare, proporre qualcosa. Oggi nessun al­lenatore lo fa. Del resto è difficile: ci vuole molto lavoro, fatica in campo. E non in pale­stra come succede in tutte le squadre. Io in palestra non ho mai lavorato. E ho curato la preparazione da solo, senza preparatori atle­tici. Ho sempre chiesto ai miei giocatori e ai miei presidenti: conoscete concetti più validi dei miei? Non ho avuto mai risposte».

Però non allena dal 2008 (Stella Rossa). E in Italia dal 2006.

«Nel nostro mondo si ragiona in maniera di­versa. Io vedo il calcio come gioco, diverti­mento. E credo che ci si diverta di più con una mentalità propositiva. Non parlo di spet­tacolo fine a se stesso, parlo di risultati. Se giochi bene, hai più possibilità di vincere. Io non ho mai giocato per perdere, anzi ho inse­gnato ai miei calciatori di sfidare alla pari qualsiasi avversario».



Anche a spese della fase difensiva...

«Questa è una leggenda. Io curavo la fase difensiva. Con la Lazio arrivai secondo pren­dendo 34 gol, più o meno come la (32, campionato 1994/ 95, ndr) che vinse lo scu­detto. Il fatto è che spesso i gol si prendono per disattenzioni individuali, o perché i guar­dalinee non sbandierano i fuorigioco... E co­munque ho sempre avuto il miglior attacco ma mai la peggiore difesa: il saldo era positi­vo » .

Le rimproverano: non ha vinto mai niente.

«Beh, quando allenavo Lazio e Roma vince­vano le squadre che dovevano vincere...».



E adesso come interpreta le nuove inter­cettazioni? C’è davvero una Calciopoli bis?

« Non credo. La di Moggi e Giraudo aveva un’influenza dominante sul sistema. Queste sono telefonate che tutte le società fa­cevano ».

In conclusione, la rivedremo presto in pan­china?

«Lo spero. In questi anni ho dovuto cambia­re erba, passando al golf. Ma preferisco anco­ra i campi di calcio».