La penna degli Altri 04/04/2010 10:36
Vucinic: «È stata dura, siamo grandi»

Ti amo Stefania, ti amo Roma. E ti amo, guarda un po, pure Lecce. Al Bari, il Genio non aveva mai segnato. Mai. Nemmeno quando vestiva la maglia del Lecce. Laggiù, un po più in basso di Bari nello Stivale, grazie a unintuizione di Pantaleo Corvino- allepoca diesse dei salentini - aveva cominciato a prendere a calci la palla sul serio, scoprendo lamore per il giallorosso. «Ho vissuto a Lecce per sette anni, per me era un derby. Il gol lo dedico a tutta la gente di Lecce». Da quelle parti, il Bari è la nostra Lazio. Vucinic si è tolto una soddisfazione doppia. Perché era un derby. E perché vincere al San Nicola è roba da campioni: «È stata dura. Qui tutte le grandi hanno faticato. Abbiamo tenuto il campo per novanta minuti e da grande squadra abbiamo preso i tre punti. Limportante è continuare adesso sulla strada giusta». Quando gli viene chiesto se sia la sua miglior stagione alla Roma, il Genio svicola: «Lascio agli altri giudicare».
Gli altri? E chi? I giornalisti? No, i numeri. Finora, in campionato, Vucinic lha buttata dentro per la decima volta in 28 presenze. È a un solo gol dalla passata stagione, quando di gol ne ha fatti 11 in 27 partite. E ha già fatto meglio della stagione 2007/08, 33 presenze e 9 realizzazioni. Non è una prima punta, non segnerà mai una caterva di gol come Toni (tanto per citare lesempio a noi più vicino). Ma quando segna - e quantè bello scriverlo a ripetizione nel corso di una stagione, - è sempre decisivo. Sempre, o quasi. È Vucinic a firmare le grandi imprese di Champions, quelle per cui tieni a casa i ritagli di giornale. Con Manchester United, Sporting Lisbona e Chelsea (doppietta: viva lesagerazione) allOlimpico, con il Real Madrid al Santiago Bernabeu. In Serie A basti pensare al derby, al 2-1 sul Milan dopo il pareggio di Giuly nella stagione 2007/08 o al gol di Catania che ci regalò unillusione tricolore. Non cè bisogno, in verità, di andare troppo indietro con la memoria. Vi dice niente Fiorentina-Roma.